E difficilissimo recensire Il Re Leone nella versione di questo 2019 perché, in contrasto alle tecniche da capogiro, alle immagini forti e realistiche all’inverosimile, devo giustificare il motivo per cui non sono rimasto entusiasta di questo remake del classico Disney. Sia chiaro che il film è bellissimo, anzi. Dire bellissimo è dire poco. Il film animato è del 1994 ed ha accompagnato tutte le generazioni da allora. Anche in questa versione i personaggi sono fedeli alla trama originale. Tutto sembra uguale se non per il fatto che ci sono animali veri, non disegni animati. E’ un vero film dove il leone è un leone, le iene sono iene, e così via. E’ un film vero e proprio non un cartone, non un un lungometraggio animato. Proverò a raccontarvi i miei dubbi, pur consapevole del generale apprezzamento che il pubblico sta dimostrando per questo remake de Il Re Leone di questo 2019, che è arrivato nelle sale italiane a un mese dall’uscita americana, forte di cinquecento milioni al box office USA, che diventano quasi un miliardo e cinquecento milioni nel mondo. Numeri che gli permettono, in entrambi i casi, di piazzarsi al secondo posto dopo l’imbattibile Avengers: Endgame dei record. La trama de Il Re Leone è infatti quella che tutti già conosciamo, che prende le mosse dalla nascita del leoncino Simba, e la celebre sequenza de Il cerchio della vita, e ci conduce lungo il cammino di vita dell’erede al trono e la lotta per il comando, tra drammi e tradimenti, nuovi incontri e l’amore con la leonessa Nala. La compagna della vita e colei che darà a Simba l’erede al trono. In questo film il bene e il male sono mossi dal desiderio di regalità. Diciamo che è una trama dallo sfondo socio politico, sorrido, pensandolo. In questo film c’è molta continuità alla storia originale della versione degli anni 90. Una continuità col passato che si riscontra anche tra i personaggi de Il Re Leone, tutti riproposti in versioni equivalenti a quelle già note. Il piccolo erede al trono Simba, il saggio ed equilibrato padre Mufasa, il subdolo zio Scar, la compagna Nala e gli impagabili Timon e Pumba: ritroviamo tutti con lo stesso ruolo e in situazioni non dissimili rispetto al film precedente . A mio parere c’è un eccesso di iperrealismo che rende falso ed edulcorato il mondo dei protagonisti. Sembra di vedere un documentario naturalistico fatto a computer più che un film di animazione. Questo è quello che non vorresti, almeno io, non lo volevo. Il fatto di prenderne atto toglie la magia del film. (il regista Jon Favreau ha rivelato che solo un’inquadratura del film è reale) In ogni caso ci si emoziona. Ci si emoziona tanto, come nel primo vero grande cartone animato. Complici anche le voci. Simba adulto ha la voce di Marco Mengoni e Nala la voce della cantante Elisa. Timon e Pumba hanno le voci di Edoardo Leo e Stefano Fresi ,così come Scar è Massimo Propolizio. La colonna sonora del film, è di Elisa. Elisa che è stata scelta dopo il rifiuto di Laura Pausini. Questo ha creato una piccola diatriba social tra le due artiste , chiusa con un commento magistralmente intelligente da parte di Elisa : “ non mi sento la seconda scelta di nessuno perchè io so di non esserlo “. La magia anche in questo remake è tanta. E’ alchimia allo stato puro. Il concetto del cerchio della vita , rimarrà per sempre un testamento spirituale che ognuno dovrebbe portare con sé. Come il migliore dei tesori. Ognuno ha il suo posto nel mondo ed ognuno non deve permettere a stesso di perdersi rischiando di diventare meno di quello che è chiamato ad essere. Che è chiamato nel nascere ad essere ” Sei molto di più di quello che rischi di diventare ” si sente dire Simba. E’ da allora che il giovane leone decide di abbattere le paure e di riprendersi in mano il suo trono. Lo deve a lui. Lo deve a tutti coloro che lo amano . Io amo Simba. Amo la sua fragilità, i suoi errori, il suo dire di SI alla rinascita. La rinascita è sempre una scelta e le scelte chiamano al coraggio. Io amo il coraggio di Simba e l’amore verso questo personaggio è immutabile, come immutabile sono le lacrime versate per la morte di Mufasa che hanno lo stesso identico peso e colore delle prime che ho versato da piccino. Anche da adulto, poi, ad essere sincero. L’unico neo? A mio parere il film non aggiunge nulla di nuovo al cartone e non emerge la cifra stilistica del regista. Bravo indubbiamente nell’intuizione a riproporre scrupolosamente la storia. Ma la troppa fedeltà ha reso piatta l’aspettativa di vedere un film non un cartone. Non mi sento di considerarlo un brutto film ma piatto questo sì. In ogni caso la trama e il senso di appartenenza alla propria terra, l’amore paterno, il bisogno antropologico di una guida che ci aiuti a camminare verso le strade del mondo, rendono il Re Leone una bibbia . Una pietra miliare del panorama cinematografico e letterario della nostra storia. Chiudo nel dire che è da vedere, assolutamente almeno una volta nella vita. Personalmente consiglio ancora il cartone animato targato Disney, 1994. Partite da lì se non conoscete la storia. Poi il film edizone 2019 ci sta tutto, sia chiaro.
Thomas Tolin