Abbandonato il quinto girone dell’inferno dantesco, quello degli iracondi (chi ha orecchie per intendere intenda, e gli altri in roulotte), eccoci a raccontarvi di genti diverse e lidi lontani, felici e gaudenti del cambio. Oggi si va in Liguria!
A Milano faceva, non dico caldo, ma si stava bene. I milanesi sanno che a Genova fa più caldo che a Milano. Invece ad un certo punto, durante il viaggio, il treno ha viaggiato in mezzo alla neve. Nemmeno Genova è più quella di una volta! Ma dopo un viaggio piacevole di due ore e mezza, eccoci di nuovo qui sulla cresta dell’onda per gustarci uno show di wrestling. Abbiamo avuto l’onore e il piacere di vedere arrivare a prenderci in stazione nientemeno che il vicepresidente per portarci al locale, scortati dal fido Violent Joe. Come non sentirsi al sicuro, con due cavalieri così? Una bella sorpresa, quando eravamo già pronte a farci a piedi più di un chilometro! E che vuoi, di più? Manca solo la carrozza coi cavalli bianchi per farci sentire delle vere principesse. Oh, raga, certo che Genova è bella, in primavera!
Il locale, il Seven Days, è un posticino imboscato tra salite e discese, palme e mimose in fiore. A prima vista sembra piccolo perché appena entri ti trovi davanti il ring, ma appena ti guardi attorno ti accorgi che invece è molto grande. È addirittura su due livelli, con balconate tutto attorno che sembra un San Siro in miniatura, e sale e salette, tavolini e divanetti, sedie a profusione e tanto spazio per il pubblico. Bellissimi lampadari in ferro battuto, fari e faretti nei posti giusti, impianto audio perfino sovradimensionato, e non mancano nemmeno gli affreschi sul soffitto… Ma è un locale di Genova o il Teatro alla Scala di Milano? Cavoli, complimenti a chi l’ha scelto! I bagni, poi, sono puliti e in ordine, il che è sempre un piacere.
Ma i ragazzi? I ragazzi sono quelli di cui ci siamo innamorate a prima vista tanti anni fa, quelli che per primi ci avevano accolto come persone di famiglia, che consideriamo i nostri “figli acquisiti”. Li abbiamo visti ragazzotti e ora li ritroviamo padri di famiglia, uomini fatti! Ci sono Samy Grayson, Frank Basilico, Violent Joe, Backslash, Barba di Sale, Morrigan, Fabio Ferrari, Big Marcus, Nico Narciso, l’arbitro Sandro Marinaro… Siamo tornate a casa, insomma. Così emozionate che manca poco ci salgano le lacrime agli occhi. “Il vero viaggio sta nel ritorno”, dice il saggio.
Ci dicono che il ring è all’inglese. Ci sembra un po’ troppo rigido, ma sì, dai, va bene. Ci presentano a quei pochi che ancora non conoscevamo e, tra una chiacchiera e un’altra, è già ora di iniziare. Presenta Tatiana, una bella ragazza mora, giovane e carina. Naturalmente c’è anche il general manager Frank Basilico a coadiuvarla nel raccontare le varie storyline.
Primo match: Gemini col suo manager Chaos contro Dylan Rose. Gemini è un cristone grande e grosso che al posto della catenina col crocefisso porta al collo due giri di catena grossa e spessa un mignolo, di quelle da legare i motorini. Dylan è un bel figliolo snello con i capelli acconciati a treccia, ma quello che più salta a gli occhi è che ha sulla schiena un tatuaggio che sembra la mappa della Terra di Mezzo del Signore Degli Anelli. Boh? Forse un giorno ci dirà cosa sia.
Hanno entrambi un bel parco mosse e non si fanno pregare ad esibirlo tutto, da quella che sembra una variante della deja vu di Gemini ad una bella shiranui di Dylan. Notevole da parte di quest’ultimo, all’inizio del match, una bella candela all’angolo sulla terza corda durata parecchi secondi che resiste agli scossoni di Gemini e che si trasforma subito dopo in un bel dropkick. Un match giocato bene, una storyline convincente, con Chaos che interviene in modo sporco ogni volta che gli riesce, che appena può distrae l’arbitro Marinaro, e con Gemini che infierisce su Dylan con tutte le scorrettezze possibili. Proprio approfittando di queste situazioni, Gemini riesce a schienare l’avversario.
Secondo match: Timothy Ryan contro Hero. Parecchi atleti italiani affermano che un match pieno di mosse è inutile: meglio una buona storyline e, quanto a mosse, quel tanto che basta, e in bella evidenza le finisher. E allora questo match è il loro sogno. Molta interazione col pubblico e poche mosse. Ryan si distingue con una bella back breaker, un salto a vuoto dalla terza corda e si aggiudica l’incontro senza sforzo facendo frittelle del povero Hero.
Terzo match: Backslash contro il Dottor G. Backlash arriva accompagnato dalla bella Morrigan e mentre aspetta l’avversario gira in tondo per il ring dicendone di tutti i colori con un accento genovese così marcato che avrebbe potuto prestare la voce all’attore romano che ha interpretato De André. Ma il Dottore non si presenta! Già, quando cerchi un dottore, non c’è mai!
Al suo posto si presenta Barba di Sale col suo bellissimo attire da pirata e cominciano a suonarsele di santa ragione. Qui la tecnica ha il suo peso e assistiamo a un bel filotto di chain. Ma la cosa più carina, durante questo match, è che in sala c’è la famigliola di Barba di Sale: moglie, bimba piccola e bimbo in passeggino. La piccolina è adorabile, e tifa il papà con un entusiasmo, una grinta e una costanza tale da dichiararla seduta stante “fan dell’anno”. Poco dopo, però, ci troviamo a confortarla quando, atterrato il papà, scoppia in lacrime. Barba di Sale non può deludere un simile pubblico e con una bella RKO riesce ad avere la meglio su Backlash, aggiudicandosi il match. La piccolina si consola. Solo ora fa la sua comparsa il Dottor G, che aspettava nell’ombra il momento giusto per massacrare il povero pirata.
Il Dottor G? Praticamente la reincarnazione del Dottor Kildare, il primo “medico televisivo” della televisione (interpretato da Richard Chamberlain, andato in onda nella prima metà degli anni ’60)
A questo punto c’è una breve pausa, e ne approfittiamo per una piacevole chiacchierata con vari parenti degli atleti e dello staff: niente di meglio per conoscere i retroscena dell’ambiente.
Il quarto match vede protagonisti Nico Narciso e Gianni Verga, che fa il suo ingresso in modo pirotecnico sparando coriandoli luccicanti per tutta la sala.
Sanno il fatto loro e vanno alla grande, mettendo in piedi uno scontro gustoso e succoso dove potenza e perizia sono ottimamente miscelate. Nico si fa notare con un bel back breaker e un suplex con delay. Verga si mette in luce per l’agilità che sfodera nonostante la stazza volando senza sforzo con la massima naturalezza, ed è lui a vincere l’incontro.
Ed ora si arriva alla zona calda della serata: un bel match titolato con in palio la cintura IWE. Violent Joe lo conosciamo da un pezzo: un grande atleta (in tutti i sensi), un bravo maestro, una gran bella persona, una stazza da paura, e quando sul ring c’è lui, il divertimento è assicurato! Potenza, perizia ed esperienza non sono acqua fresca. Il suo avversario di stasera è Alex Gorgeous dai bellissimi capelli lunghi e ricci. Che bel match, ragazzi! Alex stazza la metà di Joe, e anche se la differenza di peso si fa sentire in modo pesante, questo va a tutto vantaggio dello spettacolo. Ne piglia di santa ragione e, più che un incontro di wrestling, sembra una puntata di Man vs Food, in cui Joe fa spezzatino del povero Alex e se lo mangia in dieci minuti dopo averlo condito con tutte le salse. Ma stavolta il boccone è indigesto: “Alex lo Spezzatino”, alla fine mette a segno un bel filotto di colpi! Flying forearm, due belle stunner, un lionsault, una frogsplash, ed ecco che Violent Joe è costretto a cedere mentre Alex si porta a casa la cintura.
E qui viene il bello: un main event da leccarsi i baffi, e soprattutto la barba, visto che la barba in questione è nientemeno quella di Tom La Ruffa. Ex WWE con il ring name di Sylvester Lefort, ex TNA col nome di Basile Baraka, allenato da Lance Storm, e con all’attivo dodici anni di ring a livelli altissimi. Contro di lui, chi c’è? Uno tra i migliori italiani sulla piazza, nientemeno che il bellissimo e bravissimo Fabio Ferrari!
Due potenze indiscusse in azione. Non è che il quattro marzo possiamo votare per loro? Ve li immaginate, La Ruffa presidente del Consiglio e Ferrari ministro della difesa? Noi, qua, scherziamo, ma loro sul ring non scherzano mica! Spettacolare la entry di La Ruffa in attire da antico spartano arrivato direttamente dalle Termopili, con tanto di elmo corinzio. Il match inizia, ed ha la potenza di due uragani che si scontrano: dropkick, suplex, bodyslam, crossbody… che meraviglia! Il pubblico si sgola a gridare: “Tom, Tom, Tom, Tom, e sembra la pubblicità di un navigatore satellitare. Anche perché se ti mena quello là, non sai più dove ti trovi, immaginiamo! Ad un certo punto Ferrari “stende” letteralmente Tom sulle corde. Con la fantasia ci immaginiamo che lo voglia sculacciare con la racchetta come si fa coi tappeti e il battipanni della nonna, ma non succede. Peccato. Sarebbe stato coreografico. Invece Ferrari gli vola sulla zucca e poco dopo lo lancia contro l’arbitro Marinaro, mettendolo quest’ultimo KO. Tom si riprende e vince l’incontro dopo avere spalmato la suola dello stivalone sul muso di Ferrari.
E con questo lo show è arrivato al termine. Abbiamo il piacere e l’onore di aiutare anche qua a smontare il ring. Ogni volta c’è qualcuno che dice: “Ma chi te lo fa fare?” Parla solo chi non capisce niente. È tanto facile parlare, criticare, giudicare, seduti sul divano a sgranocchiare popcorn, parte del popolo di italici spettatori che si limita a guardare la gente che invece si fa il mazzo. Per quanto possibile, per quanto vecchie e ciccione, fino a quando potremo ci impegneremo a condividere coi ragazzi tutto il possibile. Smadonneremo quando ci rimarrà un dito sotto una barra, suderemo come cammelli portando le assi avanti e indietro e ci rimarranno i lividi sulla spalla quando ci caricheremo sopra in paletto, ma condivideremo ogni sforzo con loro perché ogni show venga bene. Felici di constatare che l’atmosfera qui a Genova è quella giusta, quella in cui ognuno si impegna a dare il massimo, tutti fratelli dello stesso ring. E poi, come dicevo all’inizio, siamo tornate a casa. Eravamo noi, eravamo di nuovo insieme. Era meraviglioso.
Mentre eravamo sul treno verso Milano, una donna russa ci chiede in inglese alcune informazioni inerenti all’orario di arrivo. Un minuto dopo riceviamo una telefonata da parte di qualcuno che mi ringraziava in modo tenerissimo di essere andata allo show. La donna russa nota che Erika Corvo si asciuga una lacrima e le chiede: “Why are you weeping?” Risponde “Because today I met my sons, and it was two years I didn’t met them.” “Oh” dice lei,”It should has been wonderful!” e lei le risponde “Yes! It has been!”
Grazie a Giada Gabetti per le bellissime foto: sempre perfettamente a fuoco, chiare e luminose. Abbiamo notato soprattutto che non sono “foto” e basta, ma ha saputo cogliere l’attimo in ogni match, mostrare le varie mosse in sequenza, dall’attimo in cui venivano caricate a quello in cui venivanbo eseguite e portate a termine. Pochissimi lo sanno fare.
Soprattutto grazie, grazie davvero a tutti i ragazzi IWE per la bellissima giornata che mi hanno fatto trascorrere e per la deliziosa accoglienza che mi hanno riservato.
Erika Corvo