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Disturbi alimentari: dalla pubertà all’età adulta

Oggi in Italia si sta delineando a macchia d’olio un esercito di persone che riscontrano avere disturbi alimentari. Non sono solo gli adolescenti che soffrono di anoressia e bulimia. L’età si è abbassata coinvolgendo la pubertà e maschi e femmine senza distinzione alcuna. Preoccupante il dato degli over 40. Una situazione degenerativa che porta il ministero della sanità a creare veri e propri centri specializzati al recupero delle patologie del DCA ( disturbo del comportamento alimentare ). Anoressia, bulimia e binge eating ( abbuffate compulsive ) sono vere e propri prigioni dell’anima dalle quali non è sufficiente averne coscienza per dirsi risolte. immagine 2Richiedono assolutamente un percorso di rinascita e di accettazione del proprio io. Di base , il filo di Arianna che lega queste patologie e che possono farci uscire dal labirinto delle nostre paure sono il superamento dell’inadeguatezza di se. La solitudine, il non piacersi, il sentirsi sbagliati e soprattutto il meschino senso di non essere mai abbastanza per se e per le persone che ci circondano sono benzina che alimenta questi fuochi che bruciano l’anima. Bruciano l’identità destabilizzando totalmente la percezione del proprio io razionale d emotivo. Dal 2012 è nata un’associazione che ha come simbolo un fiocco dal colore lilla. Stefano Tavilla è un padre che ha perso la figlia a soli 17 anni per una grave forma di bulimia e che ha deciso di dedicare la propria vita alla testimonianza per aiutare le famiglie che hanno in corso una lotta contro il tempo. Regioni come il Veneto, la Lombardia, l’Umbria hanno veri e propri centri di riabilitazione adibite a residenze dove il paziente risiede per un periodo medio lungo al fine di integrarsi nuovamente con il cibo riportando l’atto del nutrirsi ad un bisogno piacevole e non a una mera punizione da infliggersi. Le isole , come la regione Calabria , rimangono i fanalini di coda di un modo sociale e integrativo di accoglienza alle famiglie con la conseguenza che  coloro che vivono questi tipi di disagi, oltre alla fatica di un viver quotidiano, hanno il grave danno economico di trasferirsi a kilometri di distanza per avere cure e assistenze adeguate. Grazie ad un equipe di specialisti del Policlinico Gemelli in Roma, è nato un vero e proprio Osservatorio avente come oggetto il DCA , compresa l’obesità. Lo scopo dell’osservatorio è creare una rete di collaborazione tra strutture regionali in modo da aver dati aggiornati relativi al disagio alimentare, ottenendo una rete multidisciplinare assistenziale e mirata. Il censimento costante e continuo avrà di suo lo scopo di una pro attività mirata a favorire il nascere di più centri d’ascolto con specialisti preposti a consigliare tempestivamente le soluzioni idonee per risolvere il disagio. Un disagio che non coinvolge solo il paziente ma tutto l’organo familiare. La destabilizzante impotenza percepita da un familiare di un malato di disturbo alimentare merita lo stesso identico rispetto del percepito del malato stesso. immagine dca La prima forma da abbattere in un famigliare come per esempio un genitore che ha un figlio in crisi alimentare, è il senso di colpa. Un senso di colpa che può a sua volta lasciare danni indelebile sia nell’intimo della persona che lo prova sia nella relazione quotidiana sociale e familiare tra le parti. Un familiare non deve mai percepirsi solo di fronte questi generi di situazioni in quanto a sua volta può generare in lui patologie quali ansia , aggressività e ira incontrollata. Il ministero della sanità consiglia di non vergognarsi e di essere un libro aperto con il proprio medico di base il quale saprà indirizzare l’intero nucleo famigliare ad intraprendere un percorso che se pur lungo e doloroso garantisce una guarigione e una rinascita certa . Una rinascita che se pur difficile apre la strada a nuove e meravigliose opportunità di vita.

Thomas Tolin

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