Oggi il cielo è plumbeo e a tratti diluvia. L’evento della Mayhem è in concomitanza con la giornata degli Alpini e Milano è invasa di Penne Nere: un esercito, in senso proprio e in senso figurato. Durante il tragitto in metropolitana, alcuni di loro erano accanto alla Erika e chiedevano indicazioni su dove si trovasse Porta Venezia e se il treno da loro preso fosse quello giusto. Erika, che è imbranata con la tecnologia ma più accessoriata di Eta Beta, tira fuori dalla borsa una piccola mappa del centro di Milano e mostra all’Alpino accanto a lei dove fosse la loro destinazione. “Non ci vedo tanto bene, è troppo in piccolo, replica lui. Allora lei tira fuori la grande cartina pieghevole della città e gli mostra nuovamente il posto. “Mi dispiace, ma non ci vedo nemmeno qui”, si rammarica lui. “Magari qualcuno dei tuoi amici ci vede meglio” replica la Erika. “Eh, no. Nemmeno loro ci vedono molto bene”. “E allora a chi cavolo sparavate, in montagna, se nessuno di voi ci vede una mona?”
Ci troviamo davanti alla stazione col nostro fedele alleato, il Dottor Birrachiara, arriviamo al Teatro Binario dopo una doverosa sosta dal kebabbaro e prendiamo posto. Veniamo a sapere che questo è l’ultimo evento che si terrà in questo luogo: chi organizza dovrà darsi da fare a cercare una nuova location, e da un lato è una cosa buona, in quanto questi “cento posti” sono andati stretti a tutti da subito. La volta scorsa, c’è stata gente che ha dovuto tornarsene a casa perché non c’erano più posti disponibili! Come dice il saggio, “quando una porta si chiude, più avanti c’è un portone che si sta aprendo”. Noi siamo inguaribili ottimisti e scommettiamo quello che volete che il prossimo posto sarà cento volte meglio.
Chi c’era, stavolta? Immancabile il buon Tulelli, che ogni volta si sciroppa ore e ore di viaggio, chilometri su chilometri per arrivare da Roma, e bisognerebbe dargli una medaglia per la costanza e la dedizione alla causa. Mamma e papà Forchini, la famiglia Corbetta (acquisto degli ultimi eventi ma evidentemente intenzionati a diventare anche loro aficionados) col piccolo Riccardo che compie sei anni. Fabio Tornaghi, immancabile e onnipresente. Andrea Tagliabue. Raffaello Ottelli e Giulia fondatori del “Fan Culo Club”, che arrivano rispettivamente da Morbegno e da Udine (giusto due passi).
Mary Cooper che è qui anche se non combatte, in seguito ad un infortunio al braccio. Naturalmente c’è la Erika Corvo, di cui domenica 5 maggio è andato in onda il servizio girato con le Iene su Italia Uno. Il giorno successivo, la sua foto in costume da bagno è stata ripresa e pubblicata dalla pagina comica di Facebook “Fotografie Segnanti”, che ha tramutato in un meme la nostra reporter. Ci sembra doveroso riportare i tre commenti migliori. “Il suo costume da bagno è più in difficoltà del Barcellona ieri sera”. “Allora è proprio vero che il nero sta bene su tutto” e “Falso in bilancia”. Carlino Forchini, genio del marketing, ha pensato bene di sfruttare la faccenda postando tra i commenti sulla pagina di Facebook che la dinamica donna sarebbe stata qui, stasera, a disposizione di chiunque volesse conoscerla dal vivo, sperando di fare il tutto esaurito. Beh, in ogni caso la sala è già piena di suo e ne siamo più che felici.
Stasera ci saranno sei match. Iniziamo col primo?
Per il titolo Dual Force Mayham (che poi sarebbe il titolo di coppia) i Rebel Souls (Steve McKee e Matt Disaster) contro i Same Blood, (cioè Aaron Cage e Sagwon). Il match inizia a scaldarsi con un bel pescado di Aaron Cage sui due avversari fuori ring già dopo pochi secondi, e poco dopo una head scissor e una bulldog su Matt Disaster. Povero Matt, subisce anche una legdrop da Sagwon che dà il cambio al fratello, e allora se ne va e si fa dare il cambio da Steve. (Dite quello che vi pare, ma l’Ultimo Ribelle ha dei capelli incredibili che si vedono luccicare fin su in piccionaia dove si trova il tavolo della stampa.)
Questi non si fa pregare per darci dentro e rifila a Sagwon una jumping arm breaker, l’altro risponde con un bodyslam e un vertical suplex con delay. McKee prosegue con la demolizione del braccio di Sagwon poi ripassa la palla a Matt, heel per antonomasia. Qualche volta intervisteremo i suoi genitori per capire come sia l’infanza di un piccolo heel: se decapitasse le bambole o se i lariat li tirasse dal triciclo ai suoi compagni di asilo. Altro cambio: ecco Steve e Cage, dove quest’ultimo esegue una shiranui come bere un caffè, poi acchiappa Steve da una parte, Matt dall’altra e li spatascia giù con una combo di neckbreaker e DDT. Matt riparte con una cutter ma Cage risponde con una codebreaker. Steve McKee tenta una replica ma viene agguantato e si becca nientemeno che una styles clash in cui solo l’intervento del compagno di squadra gli evita lo schienamento, ma appena si distrae un attimo insultando Sagwon, riecco Cage che lo sorprende da dietro e con un roll up lo schiena.
La cintura rimane ai Same Blood.
Andiamo avanti? E allora sotto col secondo match! Sorpresa! Un esordiente contro il già ben collaudato Sonny Vegas. Chi si trova, contro? Un “coso”. Un “coso” che sembra Max Peach se fosse stato catturato dai nazisti e internato ad Auschwitz per sei mesi, che fa davvero impressione da tanto che è magro. Cosa ci fa un “piripicchio” del genere, sul ring? Ma siamo sicuri? Non è uno scherzo?
E invece è proprio lui a farci lo scherzo più bello della serata, perché gli bastano dieci secondi per farci sgranare gli occhi, saltare in piedi e applaudire un piccolo, giovanissimo fenomeno! Si presenta con un fumetto tra le mani che si ostina a leggere nonostante l’aggressività di Sonny Vegas. È in piedi, Vegas tenta un calcio basso e lui lo evita con un saltino verticale ricadendo seduto nella posizione del loto, impassibile, col suo fumetto in mano. Vegas tenta un calcio ad altezza della testa e lui, da seduto, si butta all’indietro continuando a leggere. Allora Vegas tenta altri calci e quello non fa che spostarsi solo di quel tanto che basta, di qua o di là a seconda del caso, per poi sorprendere l’avversario – e il pubblico – con un roll up che per poco non si aggiudica il pin vincente.
Questo fenomeno non ha ancora vent’anni e si presenta sul ring col nome di “Io Bartòn”, che probabilmente cambierà appena si definirà meglio la sua gimmick. Lo seguiremo con molta attenzione, perché i fenomeni li scoviamo a naso, e questo lo è di sicuro, ha l’odore giusto. Agile, scattante, veloce, preciso, acrobatico. Una head scissor a trottola che fa roteare Sonny per tre ore che verrebbe da vomitare a chiunque. Alla fine Sonny lo acchiappa e ne fa fettine, ma ci vuol poco perché il piccolino si vendichi con una hurricanrana bellissima. Se non bastasse, ecco il bis seguito da un suicide dive e poi da una satellite DDT. Ma alla fine Vegas trova la vittoria con una tiger bomb e l’incontro si chiude qui. Peccato, sarebbe stato bello vederli all’opera ancora per due o tre ore, ma magari alla prossima. Bravo, piccolino! Bravo davvero, e complimenti ai suoi maestri: Max Peach e Doblone. Eh, beh… con due maestri del genere… Ci leviamo il cappello e ci inchiniamo a scuola e scolaro. Oh, bravo anche Sonny, eh?
Andiamo avanti? Terzo match, a eliminazione: i toscani Latin Lovers (Rafael e Bon Giovanni) contro Max Peach. E quando i latin lovers italiani sono così bruttarelli allora ti fai un’idea del perché la Erika Corvo l’abbiano spedita fino in Kenya per trovare un maschietto un po’ più bellino. Peach ci suscita lo stesso imbarazzo di quando il Berlusca fondò il suo partito, in quanto nessuno poté più azzardarsi a gridare allo stadio: “Forza Italia”. Come fai, in Lombardia, a gridare “grande PICC”, laddove “picc” vale come “pirla”? Solo che Peach è un grande lo stesso, e allora in qualche modo ci arrangeremo a fare il tifo per lui invece che per il “Duo Neanderthal”.
Il match inizia con una gag. Rafael inizia con le solite dichiarazioni altisonanti e vanagloriose. Qualcuno dal pubblico gli grida: “Parla di meno”. Bon Giovanni Capisce male e riferisce a Rafael: “Ti hanno detto: ‘Palla di pelo’”. Risate in quantità. Rafael sfotte Peach dicendo che dovrebbe limitarsi a sdraiarsi per farsi schienare subito e non se ne parli più. Peach sta al gioco e si sdraia sul canvass, ma appena Rafael gli si avvicina lo agguanta in un roll up a sorpresa che per poco non si aggiudica il match ancor prima di cominciare. Ovviamente, i due toscani si coalizzano con l’intento di mangiarsi la Pesca, ma invece è la Pesca a mangiarsi i toscani con una meravigliosa springboard double armdrag seguita da una double hurricanrana, double snapmare e double crossbody. Quando si dice che un uomo ne valga due… Per finire, Peach si carica l’arbitro Cesana sulla schiena e gravato dal suo peso si lascia cadere su Clava e Caverna con una kneedrop che manda in estasi il pubblico. Grande, Peach, qualunque cosa significhi! Senza sosta va avanti a demolire i due avversari. Bon Giovanni finisce giù dal ring e Rafael gli viene scaraventato sopra a mo’ di proiettile. Sale sulla seconda corda e si lancia con una senton deliziosa. Dopo una parentesi di chop e megachop, Max viene malmenato un po’ da entrambi i Lovers: suplex, kneedrop e double shoulder block. Rafael si mette carponi perché il compare lo usi come gradino e si lanci su Peach all’angolo, poi mentre Bon Giovanni si fa un giro in piccionaia fino su da noi, il buon “Fiori Rosa, Fiori di Pesco” riprende il controllo della situazione con una STF su Rafael. Bongio arriva in tempo in suo soccorso, riesce ad evitargli la sottomissione e appiattisce Peach spalmandolo sul canvass a di calci. Pensate gli faccia un baffo? Esatto. Il dinamico frutto se ne viene fuori dal nulla con una crucifix driver, madonna, che roba bella! Ancora meglio: il Duo Neanderthal si prepara per una combo in cui Bongio funga da sgabello nello lo slancio del compagno per una poetry in motion, e invece è proprio Peach che ne fa buon uso trasformandola in una codebreaker, poi scatena la guerra mondiale! Sguscia via come un’anguilla, manda più volte gli avversari a cozzare l’uno contro l’altro, evita tutti i loro colpi e glie ne tira a profusione come se piovesse: ad uno, ad entrambi, e anche al pubblico, se appena potesse. Bellissimo effetto scenico quando Peach fa in modo che sia lo stesso Rafael ad effettuare una asai DDT a Bon Giovanni. Poi un double dropkick, l’immancabile festival della chop a prezzi scontati e una diving corkscrew cutter dalla terza corda e, dopo tutto questo macello, Rafael viene eliminato da una jacknife pin. Ma che bravo, Peach! Allora è proprio vero che la frutta fa bene! Fa bene anche al wrestling, e chi l’avrebbe mai detto? E adesso tocca al Bongio subire di tutto e di più. Ad esempio una favolosa victory roll. Beh, almeno un superkick, Bon Giovanni lo mette a segno, ma poi si becca una Gory bomb da paura. Ma mica finisce qui! Adesso volano di quelle sventole che il primo che dice che il wrestling è finto lo leghiamo al paletto e le facciamo prendere a lui. Il Neanderthal tira un dropkick lunare, così stratosferico che se Opportunity su Marte non funziona più è perché l’ha presa a calci lui. Una bulldog dalla terza corda, e il Caverna è costretto a capitolare. Un, due, tre, e din din din, here is your champion! Pesca Sapiens uno, Neanderthal zero.
E adesso? E adesso pausa, così facciamo in tempo a scattare due foto e far due chiacchiere qua e là, che si ricomincia nel giro di pochi minuti.
Che succede, ora? Che per il quarto match abbiamo gli Spaghetti Strong Style (Big harles e Daniel Romano) contro AB Knight e Steve McKee. Dato che il pubblico scandisce a gran voce il nome di AB Knight, Romano protesta dicendo che dovrebbero tifare gli atleti locali. Ha fatto i conti senza l’oste: dato che erano stati accompagnati da Kyo Kazama nel loro ingresso, il pubblico si mette a tifare: “Kyo! Kyo!” per rimettersi poi a gridare: “AB Knight” lasciandolo con un palmo di naso. Oh, a proposito: Kyo Kazama diventerà padre a novembre, e gli facciamo i nostri migliori auguri! Sono proprio Romano e AB ad iniziare l’incontro, e il componente dello Strong Style è il primo a cadere dopo un dropkick di quelli stile terzo piano. Si fa dare il cambio da Big Charles. Questi è grande e grosso ma AB lo lavora alle gambe, e la mole poco può contro l’agilità dei due avversari che uniscono le forze contro di lui.
L’acconciatura di Carlino ci lascia pensare ad esperimenti genetici oscuri: che abbiano mischiato i geni di He Man e del Principe Cacca di Zelig? Dopo un paio di ecochop entra Romano, e mentre Charles tiene impegnato l’arbitro Matteo di Fina, ne approfitta per strangolare Larry Demon. Di Fina si fa valere ma gli Spaghetti viaggiano sempre sul filo della legalità. Larry viene bodyslammato da Romano, e a questo punto finiscono le pile nella nostra videocamera e dobbiamo fermarci un attimo per cambiarle. Buoni lì e fermi tutti che ci mettiamo solo un secondo! Ok, fatto! Nel frattempo non è successo molto. C‘è sempre Romano che infierisce su Larry. Quando si stufa si fa dare il cambio dal Carlino nazionale. Larry si difende come può, ma anche se ha più muscoli di dieci persone normali messe insieme, poco può contro uno che pesa tre volte lui. Appena rientra Romano, si ripiglia e lo stende con un crossbody, dopodiché si fa dare il cambio da AB. Bello fresco, massacra Carlino di calcioni, e sembra un match tra un filo d’erba e un uovo sodo. Charles crolla sulle corde e AB ci zompa sopra con una cannonball. Appena gli altri tre finiscono fuori ring, AB ne approfitta per piazzare la specialità della casa: la sua micidiale sumersault senton plancha, e tutti i salmi finiscono in gloria. Tornano su Carlino e Larry. Quest’ultimo gli appioppa uno spinning kick tre volte bello e AB completa l’opera con una senton dalla terza corda ancora più bella. Sembrano tutti intenzionati a combattere ad oltranza fino alla settimana prossima, senonché Carlino si incavola e chiude la faccenda con una sitout running powerbomb sul povero AB. Spaghetti Strong Style alla carbonara per tutti: Maria, butta la pasta!
E adesso? Per il quinto match abbiamo Nick Wawe contro Gianni Verga
Gianni Verga: belluccio, lui! Colorato, vivace, abile, allegro, piace ai grandi e ai bambini. Peloso dappertutto tranne che sulla zucca. Quindi non è calvo, ma “diversamente peloso”. Wave: beh, si presenta bene. Look dark, torbido, colori scuri, capello mechato, fisico tonico (né troppo né troppo poco), barba hollywoodiana. Un bel tipino, dai!
Inizia lui con un gran bel dropkick e una shoulder block sul Gianni nostrano, che replica con una serie di snapmare e gruppi laocontici inestricabili. Wave continua a picchiare duro e va avanti con due legdrop. Verga approfitta del trovarlo un attimo fuori ring gli zompa sopra con un pescado che però non gli riesce particolarmente bene (vabbè, oh, succede!). Al che Wave, tornato sul ring, gli piazza una fallaway slam. Va per un frogsplash, ma Gianni si sposta e quello si spantega, vendicandosi poco dopo con un vertical suplex. Crolla poco dopo per una spear da distanza ravvicinata, e appena si rialza torna giù per un enziguiri kick. Gianni tenta un lionsault ma stavolta tocca a lui spantegarsi, e se non bastasse, si becca anche due belly to belly suplex, una bodyslam e una shark attack. (Dato che ci viene in mente Art Attack, ci immaginiamo Gianni Mucciaccia che dica: “Prendete due barattoli di colla acrilica e spalmatela su Gianni Verga finché non diventi lucido”) Gianni replica con una cutter, subito dopo va giù per una fisherman suplex e ripaga Wave immediatamente con un bodyslam e una death valley driver. E adesso, che succede? Che sulle note della sua entry music, fa il suo ingresso Mary Cooper. Distrae l’arbitro e anche tutti i maschietti presenti in sala, cosicché appena Verga pensa alla sua verga, Wave lo schiena con una spinebuster. Uno, due, tre, din din din, here is your winner! L’arbitro Cesana, inguaribile romanticone, si china su Wave e lo bacia in bocca.
Sesto ed ultimo incontro della serata: Akira contro Lupo.
Più che “Attenti a Lupo”, “Attenti al Pupo”, insomma. Akira finisce col naso in terra dopo soli venti secondi, e questo chiarisce subito il fatto che Lupo punti tutto sulla forza fisica. Akira, di stazza fisica molto minore, conta invece sull’agilità e sulla velocità di esecuzione. Niente male nemmeno come inventiva, la “Aki – one -nine”, una sorta di 619 modificata su misura.
Lupo atteggia le braccia come fossero zampe con le dita piegate ad artiglio e sicuramente non sa di evocare ricordi di un’antica giostrina per bambini. Consisteva in una sorta di cavallo a dondolo meccanico con una pistoletta montata sulla testa e, davanti, a mezzo metro di distanza, c’era collegata una scatola all’interno di cui, su un binarietto, scorrevano delle figurine di animali da colpire, solitamente orsi o lupi. Quando miravi giusto, l’orso si alzava in posizione bipede, faceva “Uuhh!” agitando le zampe davanti, si girava di 180° e il gioco ricominciava in direzione opposta. Nessuno della generazione di chi legge ha mai visto questa giostrina, ma la Erika Corvo che ci ha passato l’infanzia, invece, ogni volta che Lupo viene colpito si aspetta di sentigli fare “Uuhh!”, e che si giri dall’altro lato. Torniamo al match. Akira sciorina una bella magistral cradle, tenta più volte di rolluppare l’avversario (voce del verbo rolluppare: io rolluppo, tu rolluppi, egli rolluppa) e sguscia via da tutte le parti. Lupo ci dà dentro di bodyslam, sideslam e choppissime. Akira ora interpreta la scena drammatica del film “Senza Esclusione di Colpi” (con Jean Claude Van Damme) in cui Frank Dux, con gli occhi accecati dalla sabbia, attende immobile, in ginocchio, il colpo fatale di Chong Lee e lo evita. Solo che Van Damme acchiappava al volo il calcio dell’avversario, Akira invece si abbassa e, quando si rialza, per Lupo son cavoli amari. Dopo una grandinata di calci piazza due crossbody niente male, uno dentro e uno fuori ring, tenta di svitare il braccio destro di Lupo come fosse un Big Jim, poi di spezzettargli tutte le dita. Dopo il match, Lupo riceverà la pensione di invalidità civile, ma questo non gli impedisce di tirare una gorilla press slam di quelle che sembra un lancio dall’aereo e ti sei scordato a casa il paracadute. Si vendica poco dopo con la sua bellissima meteora e ci dà dentro con una curb stomp. Un paio di calcioni secchi secchi mandano nuovamente al tappeto Lupo, ma a sorpresa, questi acchiappa Akira la volo e con una formidabile chockeslam lo manda nel mondo dei sogni con uccellini e stelline che gli ruotano attorno alla testa come nei cartoni animati.
E adesso, pensate che sia finita? Naaa! Per l’ultima volta in questo luogo bisogna darci dentro a smontare il ring prima di mezzanotte (come Cenerentola) per rispettare comunque i patti. Sebbene i ragazzi siano stanchi, ammaccati, pieni di graffi e di ecchimosi, ognuno fa la sua parte senza lagnarsi. E ce la facciamo. A pelo, ma ce l’abbiamo fatta. Bravi a tutti quanti! Finalmente possiamo andarcene tutti quanti dal kebabbaro a strafucarci e festeggiare la buona riuscita dell’evento. Toccare il letto per le quattro del mattino, ormai è quasi una regola fissa, ma chissenefrega? Si vive una volta sola, e se si vive accanto a un ring, è meglio.
Grazie come al solito al Dottor Birrachiara per la consulenza tecnica, e anche a chi ha riportato a casa sana e salva la nostra Erika. Stay tuned, alla prossima!
Erika Corvo