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Ciao Rino Felappi, con te se ne va un giornalista perbene

Speciale
Alberto Gerosa

Gli avevo parlato l’11 marzo al telefono. Con il suo tono sempre cordiale, pacato, Rino Felappi mi aveva detto che tutto andava bene. Invece, quella è stata l’ultima volta che ho sentito la sua voce. Tutta colpa del subdolo virus che se l’è portato via in pochi giorni. Fino a ieri avrei scommesso che la morte con lui sarebbe stata costretta a una lunga, estenuante anticamera: è vero infatti che Felappi all’anagrafe aveva la ragguardevole età di 96 anni, ma la cosa non gli ha impedito fino all’ultimo di condurre una vita straordinariamente attiva.

Si muoveva ancora con disinvoltura invidiabile, sempre vestito in maniera impeccabile (ricordo come il loden gli calzasse a pennello) e guidando con disinvoltura una macchina sportiva. Insistendo sempre dopo le riunioni in Lombarda per darmi uno strappo, anche se questo lo costringeva a iperboliche deviazioni dalla via di casa.

Rino Felappi durante uno dei suoi interventi

Non si risparmiava nel mettere a disposizione dei colleghi più giovani la lunghissima esperienza da lui accumulata in quasi tre quarti di secolo di giornalismo (era iscritto all’albo dei giornalisti lombardi e poi all’Ordine della Lombardia dal 1949!), che l’aveva anche portato a ricoprire per tanti anni la carica di presidente del Consiglio di Disciplina dell’Ordine Nazionale.

Ho avuto la fortuna di averlo al mio fianco insieme a Renzo Magosso in veste di sindaco della ALG. Quando Rino mi correggeva non dimenticava mai una parola di incoraggiamento. Era un ottimo mediatore, senza per questo essere calcolatore.

Per qualsiasi impasse trovava sempre una soluzione elegante, formulata con uno stile inconfondibile, cui contribuiva quella particolare inflessione donatagli dai mille posti in cui la vita lo aveva portato. Dalla nativa Val Camonica alle Fiandre, da Sestri Levante a Firenze dove aveva frequentato il liceo classico, dalla Polonia e la Germania dove sarebbe finito prigioniero dopo l’8 settembre 1943 fino al ritorno – in buona parte a piedi – al termine del conflitto nel Nord Italia. Dove avrebbe fatto carriera, avviando importanti collaborazioni con numerose testate nazionali e locali e arricchendo Sesto San Giovanni di un periodico, L’informatore, di cui Felappi fu co-fondatore.

Con lui se ne va un giornalista di razza e, cosa ancora più rara di questi tempi, un uomo perbene.

Alberto Gerosa

oldstylejournalist@gmail.com

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