Speciale by
Cornelia I. Toelgyes
La guerra imperversa ancora nello Yemen. Si continua a morire di bombe, coronavirus, fame e la tempesta perfetta si sta abbattendo su questo Paese in ginocchio da anni di conflitti.
Un nuovo raid aereo – il terzo dal mese di giugno – perpetrato dalla coalizione guidata dai sauditi contro i ribelli huti, si è abbattuto mercoledì scorso sulla provincia di al-Jawf,nel nord dello Yemen. Le bombe hanno colpito abitazioni civili, uccidendo almeno 11 persone, tra queste anche 2 bambini, uno di pochi mesi, morte all’ospedale dalle ferite riportate.
Recentemente i ribelli hanno intensificato le offensive con lanci di missili, attacchi con droni, nonchè interventi militari terrestri per colpire alcune città saudite di frontiera e ovviamente il regno wahabita ha risposto alle aggressioni con raid aerei, mietendo vittime tra la popolazione civile.
Eppure solo un mese fa l’ONU ha cancellato la coalizione a guida saudita dalla lista nera degli Stati responsabili di uccisioni e ferimenti di minori. Lo scorso anno Riad e i suoi alleati sono stati responsabili della morte o del ferimento di almeno 222 bambini, mentre gli huti (appoggiati da Iran e dagli Hezbollah) hanno causato oltre 300 vittime tra i minori e le forze alleate del governo yemenita, riconosciuto dalle Nazioni Unite, sono state ritenute colpevoli del decesso di 96 minorenni. Huti e fiancheggiatori del governo non sono stati rimossi dalla “black list” del Palazzo di Vetro.
Il conflitto interno è iniziato nel 2015 e vede contrapposte due fazioni: da un lato gli huti, un movimento religioso e politico sciita, che avevano appoggiato l’ex presidente destituito Ali Abd Allah Ṣaleḥ, ucciso nel dicembre 2018, dall’altro le forze del presidente Mansur Hadi, rovesciato dagli huti con un colpo di Stato nel gennaio 2015. Da marzo 2015, con l’intervento della coalizione saudita, sono morte almeno 100.000 persone, i feriti non si contano nemmeno.
Solo una settimana fa il World Food Programme delle Nazioni Unite ha lanciato un nuovo allarme: 10 milioni di yemeniti necessitano di aiuti alimentari urgenti per evitare una carestia di dimensioni bibliche. E, secondo Elisabeth Byrs, portavoce di WFP, la situazione si sta deteriorando sempre di più. “Bisogna intervenire quanto prima, i segni di una carestia sono tangibili in ogni dove. Le importazioni sono sensibilmente diminuite, il riyal (valuta yemenita) è in caduta libera e le riserve di valuta straniera sono quasi esaurite”, ha aggiunto la Byrs.
Venti milioni di persone sul territorio nazionale soffrono di insicurezza alimentare, solamente 13 milioni ricevono assistenza umanitaria. Intanto due milioni di bambini e un milione di donne incinta e madri che allattano soffrono già di malnutrizione grave.
La pandemia non ha risparmiato lo Yemen. Impossibile sapere quante persone siano morte e/o contagiate da Covid-19. Le cifre ufficiali parlano di 1.556 casi e 439 decessi. Il sistema sanitario già fragile, ora è al collasso. Impensabile reperire mascherine o altro materiale per proteggersi dal temibile virus.
E in mezzo agli orrori della guerra e della pandemia ci sono anche 14.500 migranti, intrappolati in questo Paese in “piena tempesta”. La maggior parte proviene dall’Etiopia, il secondo più popoloso dell’Africa, che detiene il triste primato mondiale per numero di sfollati. Altri provengono della Somalia, in guerra da oltre venticinque anni. Altri ancora dall’Eritrea per fuggire alla più crudele delle dittature africane.
Eppure un anno fa, il primo ministro dell’Etiopia, Abiy Ahmed, aveva annunciato di aver trovato un accordo con gli Emirati Arabi Uniti che sarebbero pronti ad accogliere 50.000 lavoratori etiopi già a breve, mentre sarebbero in atto trattative per il trasferimento di altre 200.000 persone nei prossimi anni. Il governo di Addis Ababa ha aggiunto che dialoghi in tal senso si stanno svolgendo anche con il Giappone e alcuni Paesi dell’UE.
Intanto questi disgraziati, partiti dalle loro case perchè stanchi di aspettare le promesso del governo, sono intrappolati nello Yemen, senza cibo, acqua potabile, maltrattati, picchiati, cacciati come untori del coronavirus.
Pochi giorni fa l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha denunciato la grave situazione dei migranti in Yemen.
Cornelia I. Toelgyes
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@cotoelgyes