Donato Bramante, ( Monte Asdrualdo (Urbino) 1444 – Roma nel 1514) architetto e pittore che insieme al suo amico Leonardo da Vinci (Vinci 1542- Cloux 1519), conosciuto a Milano sotto la corte di Ludovico Sforza detto il Moro, rinnovano il gusto locale lombardo portando l’internazionalità di un nuovo stile in pittura e architettura. Chiude il Quattrocento e apre il Cinquecento . A Favorire uno sviluppo culturale ed artistico nella penisola fu senza dubbio la pace di Lodi nel 1454. A metà del XV secolo gli stati regionali più importanti come la repubblica di Venezia, il ducato di Milano, lo stato della Chiesa, il regno di Napoli e Firenze, per mantenere un’ equilibrio di forze fu firmata la pace a Lodi nel 1454. La pace di Lodi non riuscì ad eliminare del tutto le guerre nella penisola, ma garantì un relativo periodo di tranquillità. I due artisti-architetti, a Milano contribuiscono a cambiare e magnificare l’aspetto della città. La presenza contemporanea di due grandi artisti Internazionali, Leonardo e Bramante, gettano le basi per il nuovo stile Rinascimentale. I due artisti trovano una scuola locale di tradizione lombarda ben diversa da quella più raffinata di Firenze e Urbino. Il nuovo stile viene accettato dai Signori locali e dagli ecclesiali anche perchè in generale, fin dall’inizio Quattrocento circolano nuove idee, nuovo modo di pensare all’arte. Si guarda alla vita terrena e non solo ai valori cristiani. Si esaltano la gloria, il potere, la bellezza, l’amore per l’arte e per i piaceri della vita. Dal 1400, avvenne un significativo mutamento di committenti dell’arte religiosa. La ricca borghesia della città cominciò a influenzare con i suoi desideri l’arte. L’arte religiosa non è più solo ad uso esclusivo delle chiese, i soggetti religiosi potevano essere ordinati anche per le case borghesi. Si diffonde tra gli intellettuali lo studio degli antichi scrittori greci e latini. Nel XVI secolo, divenne abituale parlare di una rinascita dell’antichità classica. In campo artistico una grande scoperta di questo periodo fu la prospettiva tale che i Signori della città cercavano esperti di questa tecnica per poter abbellire i propri palazzi e modificare l’impianto urbanistico della città. Nel 1477, è testimoniata la presenza del Bramante in Lombardia a Bergamo, come pittore ed esperto di prospettiva. In un secondo momento passerà all’architettura, così da diventare l’archistar di Roma di Papa Giulio II. A Bergamo, lavora alla realizzando degli affreschi delle facciate del palazzo Podestà in piazza Vecchia. Egli dipinge figure di filosofi che oggi restano pochi frammenti.
Lo stesso lavoro lo farà a Milano, nella Casa dei Panigarola, in Piazza Mercanti. Il lavoro gli fu commissionato dal consigliere di corte Gaspare Ambrogio Visconti, allora proprietario della casa. Bramante realizza gli affreschi nella sala detta degli “Uomini d’ Arme e filosofi”. Interessante è la soluzione prospettica trovata Bramante. Gli affreschi raffiguravano giganteschi uomini d’arme e filosofi, inseriti nell’arcata e nelle nicchie, distribuiti su tre pareti di una piccola sala semi-quadrata, intende unificare lo spazio reale del vano con quello illusorio delle nicchie. Solo una parte di questo ciclo si è potuto salvare. Attualmente sono conservati alla Pinacoteca di Brera a Milano, purtroppo non in buone condizioni. Di questi rimangono: Primo uomo d’arme, Secondo uomo d’arme, Terzo uomo d’arme, Cantore, Uomo dalla mazza, Uomo dall’alabarda, Eraclito e Democrito, Uomo dallo spadone. Interessante analizzare dal punto di vista filosofico uno degli affreschi del pittore Donato Bramante. Eraclito e Democrito. Due pensatori greci: Eraclito, il filosofo che piange, e Democrito, il filosofo che ride. Sono rappresentati in abiti quattrocenteschi, con il globo terrestre che li separa.
Nel 1480, Donato Bramante, poco più che trentenne, continua la costruzione della chiesa di Santa Maria presso San Satiro. Edificò la sacrestia della chiesa di San Satiro, legato alla tradizione degli architetti locali.
Dopo la peste del 1485, il Bramante eresse la cappella di San Teodoro ultimata successivamente dal Bramantino. Di nuovo gusto e innovativo l’interno della chiesa con la costruzione dell’abside della chiesa. L’abside è finta, ottenuta con grande maestria sfruttando le possibilità illusionistiche della prospettiva. Realizza anche il Battistero, slanciato a pianta ottagonale. Nel 1488, partecipa con altri maestri ai lavori del duomo di Pavia. Nel marzo 1492, gli viene commissionata la costruzione del mausoleo di famiglia di Ludovico Sforza detto il Moro a Santa Maria delle Grazie. Ludovico il Moro vedendo le sue capacità vuole che l’architetto realizzi il coro della chiesa Santa Maria delle Grazie. Ultima e più impegnativa impresa costruttiva milanese, prima di andare a Roma per la ricostruzione di San Pietro.