La voce “però”. Qualche curiosità…
Partiamo, in primis, dall’etimologia del termine. Deriva dal latino: pĕr hŏc “per questo”.
Abitualmente, congiunge due frasi esternando un contrasto parziale tra loro. La sua famiglia è allargata. Però ha dei fratelli di nome: Ma, Eppure, Tuttavia, ecc. Il protagonista, cioè il però, di regola, grammaticalmente è considerato una congiunzione avversativa. Una congiunzione semplice che indica, come già detto in precedenza, un rapporto conflittuale tra quanto detto nella frase principale.
A volte, ancora, il però può funzionare anche come un avverbio. Un’ interiezione. L’avverbio è una parte invariabile della frase che può modificare, armonizzare, o determinare un verbo, o altro avverbio.
Un’altra cosa da sapere. Come si scrive correttamente? Però, con accento grave? O peró, con accento acuto? L’esatto modo di scriverlo è il primo, o meglio, quello con l’accento grave.
Ora lasciamo scemare la parte grammaticale e passiamo oltre.
Un antico adagio orientale recita: la verità viene sempre dopo il però.
Questa e una frase di cortesia sociale ma che si trasforma, il più delle volte, in aperta ipocrisia.
Un esempio. Sono d’accordo con quello che dici però… Come possiamo vedere, difatti, dopo il però diciamo subito quello che pensiamo veramente!
E’ difficile scrollarsi di dosso i pregiudizi, i luoghi comuni che abbiamo coltivato, senza volere, nel tempo alimentati dalla non conoscenza. Dall’ignoranza, tout court.
Dire: “Sono contrario alla pena di morte, però in certi casi… Alla fine della fiera, non sei poi così contrario alla pena di morte…” Anzi. Altro esempio.
Dire: “Io non sono intollerante però.. gli scocciatori non li sopporto! Tutto ciò nasconde la verità! Ossia, che sono, di contro, proprio una persona
intollerante .
Ci sono questioni che non sono negoziabili. Tra questi principi, che delimitano la convivenza civile non c’è mediazione. Come tra democrazia e dittatura .
La democrazia dà la possibilità allo Stato (con i suoi organi competenti) di emanare leggi a favore dei cittadini. La dittatura, invece, va del tutto a sfavore di quest’ultimi.
Auguriamoci, perciò, che queste mere riflessioni ci portino a fare emergere l’ onestà intellettuale che, il più delle volte, è celata ma esiste quasi in ognuno di noi. Meditiamo, quindi,
sull’importanza evolutiva dell’onestà intellettuale che si traduce, poi, nell’importanza di sapere che si può sbagliare! Sbagliare per poter correggere, soprattutto.
Andrea Milano