In Russia, il semplice atto di attraversare la strada può diventare scena di un intreccio tra tradizione, freddo pragmatismo e, talvolta, tensioni evidenti tra pedoni e conducenti. Attraversare la strada in sicurezza è una questione che riflette l’evoluzione sociale e le sfide urbanistiche delle città russe. Nelle grandi metropoli come Mosca e San Pietroburgo, il traffico è notoriamente intenso, e i pedoni devono spesso destreggiarsi tra flussi di veicoli indisciplinati. Sebbene la legge sia chiara nel tutelare il diritto di precedenza dei pedoni sulle strisce, la realtà è che molti conducenti non rispettano sempre queste regole. In effetti, si osserva che molti pedoni aspettano pazientemente finché le auto non si fermano completamente prima di attraversare, anche quando si trovano su un attraversamento pedonale.
Nella foto, in alto: cartello per i pedoni per prendere i mattoni
Un aspetto peculiare riguarda alcuni resoconti mediatici che parlano di metodi insoliti usati dai pedoni per garantire la loro sicurezza, tra cui l’aneddoto del “mattone”. Alcuni pedoni hanno iniziato a portare con sé mattoni o oggetti simili al fine di difendersi da automobilisti che ignorano il loro diritto di precedenza, un gesto che mette in luce il livello di frustrazione che a volte si incontra in queste situazioni.
Nella foto, in alto: Mosca
Tuttavia, questo tipo di azioni estreme è più un mito urbano amplificato dai social media piuttosto che una pratica diffusa. Le autorità russe, consapevoli delle tensioni che spesso si verificano sulle strade, hanno introdotto misure per migliorare la sicurezza pedonale, come telecamere di sorveglianza, multe più severe per chi non si ferma agli attraversamenti, e campagne di sensibilizzazione pubblica.
Nella foto, in alto: San Pietroburgo
Quello dell’attraversamento stradale in Russia è un esempio di come le questioni di sicurezza quotidiana possano riflettere sfide socio-culturali più ampie. Promuovere un maggiore rispetto reciproco tra pedoni e automobilisti è essenziale non solo per migliorare la sicurezza, ma anche per costruire un tessuto sociale più coeso ed empatico.
Tiziana Giglioli