Il suo nome d’arte è Mister Excellent, ed è una star del wrestling italiano. Il suo vero nome è Emilio Bernocchi, 34 anni, ed è il presidente della Italian Championship Wrestling, la federazione italiana dello sport nato negli Usa e diventato popolare nel nostro Paese negli ultimi trent’anni. “Gli italiani vedevano i lottatori americani in tv, ma qui da noi non c’era niente – spiega Bernocchi. – Così, 12 anni fa, ho fondato la federazione italiana.”
Nella foto, in alto: il famoso wrestler italiano, Mr. Excellent
I contatti con i cugini anglosassoni, americani e inglesi, sono da subito molto stretti: “Perché sono i Paesi da cui lo sport si è diffuso nel mondo.” Ma poi sputano i campioni italiani: Kaio, Red Devil, Manuel Maioli, Lothar, Doblone… e lo stesso Excellent. Che, in borghese, appare l’opposto di quello che è sul ring: non cattivo e arrogante, ma dolce e gentile. Una persona squisita.Come sta andando il wrestling italiano?Si sta riprendendo dopo la crisi seguita alla tragedia del 2007.
Quale tragedia?
Il canadese Chris Benoit, star internazionale del nostro sport, uccide moglie e figlio e si suicida. Uno choc. Le televisioni accusarono il wrestling di istigare alla violenza, e di avere protagonisti violenti. Così Italia1 smise di trasmettere i match. Ed entrammo in crisi. Da cui ci stiamo riprendendo.
Beh, i combattimenti sono piuttosto violenti…
Non più di quelli di pugilato. O di kickboxing, thai boxe o arti marziali miste. Con una differenza. I nostri match hanno un carattere educativo.
Educativo?
Sissignore. Ci sono un buono e un cattivo ad affrontarsi. Rappresentano il bene e il male presenti in ciascuno di noi. Gli spettatori tifano per il buono. E’ un modo per richiamarli a seguire il bene, anche se a volte il male è più accattivante. Abbiamo molti bambini ai nostri incontri. E i genitori capiscono che dalla lotta tra il bene e il male imparano a seguire la strada del bene.
Naturalmente vince sempre il buono, perché i combattimenti sono pilotati…
Mica vero. A volte vince il cattivo. C’è una linea guida negli incontri: la componente spettacolare è fondamentale, ogni match è una storia da raccontare. Ma i lottatori hanno molto spazio per interpretare il match come preferiscono. E colpi e cadute sono veri. Ci facciamo male, sanguiniamo. L’attuale campione italiano, Kaio, si è fatto molto male ai legamenti. Ed è fuori gioco per un anno.
Nella foto, in alto: il nostro campione Emilio Bernocchi, alias Mr. Excellent
Bisogna essere grandi e grossi per diventare wrestler?
Se lo sei, sei avvantaggiato. Perché sei più spettacolare. Mia sorella Adele, una delle poche donne wrestler, è alta 1,85. Ma abbiamo anche atleti piccoli e magri. L’importante è che siano bravi combattenti. E che entrino in empatia con il pubblico, che si deve identificare in loro. Deve tifare, emozionarsi, vivere l’evento emotivamente: questo è il bello degli incontri. Ed è il bello anche per gli atleti: impersonando un personaggio possono vivere ed esprimere emozioni altrimenti impossibili nella vita quotidiana.
Il film The Wrestler, in cui Mickey Rourke interpreta un lottatore a fine carriera, vi ha portato popolarità?
E’ una storia bella, commovente. Ma ci ha portato più male che bene. Perché ha riproposto lo stereotipo del wrestler: disadattato e dopato, per diventare più grosso.
Circolano steroidi?
Non in Italia. I nostri atleti sono meno grossi degli americani o inglesi. E da noi non circolano i soldi che ci sono là.
Esistono wrestler professionisti?
All’estero sì: John Cena, il campione più famoso al mondo, guadagna due milioni di dollari l’anno. In Italia i campioni prendono 200 euro ad incontro. Per loro il nostro sport è una passione.
Il prossimo evento?
Al palazzo dello sport di San Bonifacio, presso Verona, sabato 22 settembre. Sarà un grande evento, degno di quelli americani. Con i campioni italiani e internazionali. Se le vendite continuano così, arriveremo presto al sold out!
Mario Furlan (Fonte: affaritaliani.it)