Nella foto, in alto: due atleti impegnati nell’arte marziale coreana
Il 28 febbraio 2016, all’età di 78 anni è scomparso improvvisamente a Roma Sun Jae Park, presidente della FITA (Federazione Italiana Taekwondo). Sun Jae Park di origini coreane, giunto in Italia nel 1958 per diversi anni ha insegnato lingua coreana all’Università di Napoli. Nel 1960 assiste la nazionale coreana alle Olimpiadi di Roma. Nel 1964 si laurea in Scienze Politiche all’Università di Roma. Nel 1966 introduce il Taekwondo in Italia e nel 1968 in Croazia. Negli anni settanta si impegna nella diffusione in Europa di questa disciplina sportiva. Nel 1976 è uno dei membri fondatori dell’ETU (Unione Europea di Taekwondo). Nel 1989 è eletto nel consiglio esecutivo della World Taekwondo Federation (WTF). Nel 1994 prende parte al Congresso per il Centenario del Comitato Olimpico Internazionale a Parigi e nel 2000 è nominato Presidente della Commissione Arbitrale delle Olimpiadi di Sidney (olimpiadi nelle quali il Taekwondo è divenuto, anche grazie a lui, sport ufficiale delle stesse). Sempre nel 2000 prende pare al consiglio nazionale del CONI. Nel 2004 diviene Presidente Onorario dell’Unione Europea Taekwondo. Vice presidente della WTF dal 2002 a al 2005 e dal 2013 ad oggi. Presidente della Federazione Italiana di Taekwondo dal 1998. Sotto la sua presidenza l’Italia ha conquistato tre medaglie olimpiche: l’oro di Carlo Molfetta a Londra 2012, l’argento e il bronzo di Mauro Sarmiento a Pechino 2008 e Londra 2012. Carlo Molfetta ricorda che: “Senza di lui non ci sarebbe stato il mio oro olimpico, non avrei conosciuto il taekwondo, chissà cosa avrei fatto nella vita” e che Park: “era un maestro. Un maestro del taekwondo e anche di vita“. Angelo Cito, Segretario generale della FITA, dandone il comunicato ricorda che Park: “è stato sopra ogni altra cosa un uomo onesto. Un uomo che ha dedicato la sua vita al Taekwondo ed a tutti noi. Egli ha saputo far appassionare a questa arte marziale milioni di persone in tutto il mondo e si è prodigato come pochi altri affinché il Taekwondo diventasse uno sport olimpico. È stato maestro e dirigente illuminato ed ha sempre anteposto l’interesse generale a quello privato. Un gigante nel panorama mondiale del Taekwondo ed un uomo con lo sguardo sempre rivolto verso il futuro, mai verso il passato. La più grande eredità che il Presidente ci lascia è il suo spessore morale e la sua coerenza nell’affermare quotidianamente quei sani valori di cui ognuno di noi deve avere memoria nella pratica del Taekwondo e dello sport in generale“. I funerali si sono svolti il 1 marzo a Roma alla Basilica di Santa Croce.
Erika Fumagalli