Nella foto, in alto: uno dei suoi libri
Muhammad Ali, the greatest! Il titolo di un suo libro. Ma, così amava anche celebrarsi. E, non era ridondanza. Tutto era fedele al vero. Uomo di tempra. D’alta classe. Umano, sino all’inverosimile. Fu candidato al Nobel per la pace. E, di quest’ultima aveva fatto il suo credo. Fisico superbo. Atleticamente geniale. Elegante. Un ballerino marziale. Determinazione e intelligenza. Preparazione fisica e cultura. Serpeggiavano armoniose dentro di lui. Pronte per la conquista del podio. “Volare come una farfalla e pungere come un’ape”. Così veniva definito il suo stile sul ring. E, anche fuori dal ring. Tirava di boxe con una finezza tale che pochissimi avevano. Cassius Clay, alias Muhammad Alì (nome che aveva scelto dopo aver abbracciato la religione islamica, ndr.) non era un pugile ma… il pugile. Il re dei ring. Il migliore di tutti i tempi. Probabilmente, fu anche il miglior sportivo della storia. 1960. Oro a Roma da dilettante. Campione dei pesi massimi da professionista. Titolo che detenne dal 1964 al 1967. Figura ispiratrice. Controversa. Molto odiato da tanti ma da moltissimi osannato. Polarizzante. Sia dentro che fuori ring di boxe. La sua umanità era magistrale.
Nella foto, in alto: Muhammad Alì vittorioso
Tantissime vittorie e pochissime sconfitte. Successo. Alto successo. Proverbiale, davvero! Quasi, incredibile. Una vera leggenda! Ventun anni di carriera. 61 incontri. 56 vittorie. 37 per ko. 5 le sconfitte subite. Gli avversari storici? Liston, Foreman, e Frazier. Muhammad Alì. Un boxeur dal cuore grande! Dal cuore nobile. Amava la gente, odiava la guerra e lottava per l’uguaglianza dei popoli. Ad onor del vero, e’ stato in carcere per cambiare le coscienze. Non volle, per nessun motivo, arruolarsi per la guerra del Vietnam. Per cinque anni bandito dalla boxe. Poi, la condanna si ridusse a tre. In questi anni oscuri sbarco’ il lunario facendo l’attore. Ad un certo punto della sua vita, nel 1975, il bell’atleta si convertì al sunnismo. E, circa in questo periodo si unì anche alla setta afroamericana militante per i diritti dei neri, chiamata “Nation of Islam”, alla quale devolveva, spesso e volentieri, il suo compenso degli incontri. In poco tempo, divenne il punto di riferimento del Potere Nero. Nel 1984, la sua sconfitta più grande. Un sconfitta che lo mise in ginocchio. Gli diagnosticarono il “Morbo di Parkinson” che lo portò pian piano verso la fine. Lui. Il grande Alì. E, l’incontro che non avrebbe mai potuto vincere… quello con Allah!
Carla Rossi