Nella foto, in basso: un Fontana. I tagli
Nel Quattrocento il primo libro che parla di prospettiva è il De Pictura (1434) di Leon Battista Alberti. Nasce la prospettiva applicata al disegno. È un primo concetto di spazio visivo, applicato all’arte. Tecnicamente è la realizzazione di una profondità nella bidimensionalità, costruita con linee e punti di fuga. In arte, il primo quadro dove viene applicata volutamente e tecnicamente la prospettiva, è nella Trinità di Masaccio, (1425-1427) che si trova nella splendida chiesa Santa Maria Novella a Firenze. Da questo momento in poi gli artisti nel rappresentare le loro opere, utilizzeranno la prospettiva per dare profondità, dinamicità e armonia ai soggetti nei loro quadri. Alla prospettiva è collegata anche un concetto filosofico dove il tutto, inteso il mondo è ordinato e razionale. Con le avanguardie, dal cubismo all’astrattismo e altre correnti artistiche, in pittura non si dà più importanza alla prospettiva. Si pensa più a definire concetti a rappresentare pensieri.
Nella foto, in alto: i famosi tagli di Fontana su tela blu
La figura si svilisce di conseguenza anche la prospettiva. C’è un ritorno all’uso della simbologia. L’artista partecipa all’opera alla sua rappresentazione attraverso il gesto, esempio Pollock, oppure si ricerca nuovi spazi oltre la tela, la bidimensionalità, come le performance di Abramovic’ o ancora rappresentare il sogno prendendo spunto dalle teorie estetiche di Sigmund Freud come nei quadri di Salvator Dalì. Giungiamo a Fontana che unisce il gesto dell’artista all’opera riempiendola di significato.
Nella foto, in basso: un quadro in rosa di Lucio Fontana. I tagli
I gesti dei buchi e tagli non sono casuali ma studiati. Non esiste l’istintività del momento. Non possiamo dire nel vedere un quadro di Lucio Fontana: “lo sapevo fare anch’io”. La tela acquista un “nuovo spazio” creato dai buchi o dai tagli. Siamo ad un nuovo concetto di estetica. Rappresentare ciò che si vede non è più necessario, come appunto il quadro menzionato prima, la Trinità di Masaccio. L’importante è il gesto, il simbolo ricco di significato, di concetti. L’universalità. È la prospettiva mentale che, si amplifica oltre il concetto reale, visibile. Ha un non sò ché, di sacralità. Ma come? attraverso il riempimento e svuotamento di uno spazio. Lo possiamo definire artista ricercatore conoscitore esperto dei materiali. È stato sia scultore che pittore. Nato nel 1899 a Rosario in Argentina. Ha vissuto sia in Argentina che a Milano. Si diploma all’Accademia di Brera di Milano. Ha iniziato la sua formazione come scultore sia figurativo che astratto, grazie al padre scultore. Ma il desiderio di sperimentare nuove tecniche, ricercare nuovi approcci all’arte, lo portano per un periodo della sua vita ad abbandonare sia pittura che scultura per dedicarsi agli ambienti. Realizza ambienti con tubi di neon inserendoli nello spazio.
Nella foto, in alto: tagli di Fontana in verde
Uno dei suoi primi lavori di ambientazione viene esposto nel 1949 alla Galleria Il Naviglio di Milano. Nel 1951 realizza per il soffitto della Triennale di Milano, l’opera “ambiente spaziale”. Propone un unico tubo al neon lungo cento metri creando un effetto di dinamicità nello spazio. Siamo negli anni Cinquanta, dove gli artisti propongono sia arte figurativa che arte astratta.
Nella foto, in basso: il grande artista Lucio Fontana
Lucio Fontana negli anni Cinquanta e Sessanta, arriva a compimento della sua ricerca attraverso i tagli e buchi sulle tele. Per capire, analizzare queste sue opere cito alcune righe scritte da Fontana nel suo Primo manifesto dello Spazialismo, del 1947: “…Noi pensiamo di svincolare l’arte dalla materia, di svincolare il senso dell’eterno dalla preoccupazione dell’immortale. E non ci interessa che un gesto, compiuto, viva un attimo o un millennio, perché siamo veramente convinti che, compiutolo, esso è eterno. Oggi lo spirito umano tende, in una realtà trascendente, a trascendere il particolare per arrivare all’Unito, all’Universale attraverso un atto dello spirito svincolato da ogni materia…”.
Nella foto, in alto: i tagli su marrone. Lucio Fontana
I tagli e i buchi rientrano in un nuovo estetismo, in un nuovo modo di rappresentare il mondo. Muore nel 1968 a Varese. Nel 1982 sua moglie, Teresina Rasini Fontana, crea la Fondazione Lucio Fontana.
Stefania Monciardini