Nella foto, in alto: Rothko (olio su tela)
Secondo Rosenblum: “Rothko, come Friedrich e Turner, ci pone sulla soglia di questi infiniti senza forma diffusi dall’ estetica del Sublime. Il monaco molto piccolo nell’opera di Friedrich e il pescatore in quella di Turner stabiliscono un contrasto struggente tra la vastità infinita di un Dio panteista e l’infinita piccolezza delle sue creature. Nel linguaggio astratto di Rothko, un ponte di empatia tra lo spettatore reale e la presentazione di un paesaggio trascendentale non è più necessario, noi stessi siamo il monaco davanti al mare, in piedi in un silenzio contemplativo, come se stessimo guardando un tramonto o una notte di luna. Come la trinità mistica del cielo, acqua e terra che, in Friedrich e Turner sembra provenire da una fonte, i livelli galleggianti orizzontali di luce velata nel Rothko sembrano celare un totale, di presenza remota che possiamo solo intuire e mai cogliere pienamente Questi vuoti infiniti luminosi ci portano oltre la ragione del Sublime”. Marcus Rothkowitz, nato in Lettonia il 1903, morto a New York nel 1970. Nel 1938, Marcus Rothkowitz diventa Mark Rothko nel 1940. Il decennio dal 1940 al 1950, sarà decisivo dato che abbandona a poco a poco la strada dell’arte figurativa per rischiare, con qualche altro artista, d’intraprendere la strada dell’“espressione astratta”. Con Barnett Newman, Clyfford Still e Jackson Pollock, Rothko fa parte dei “quattro cavalieri dell’apocalisse”. Il suo lavoro si concentrò sulle emozioni di base, spesso riempendo grandi tele di canapa con pochi colori intensi e solo piccoli dettagli immediatamente comprensibili.
Nella foto, in alto: Rothko (olio su tela)
Parallelamente, diventa professore di disegno al Brooklyn Jewish Center Academy (posto che occuperà fino al 1952), dove può sviluppare le sue teorie sull’arte potendo comunque lavorare alle sue opere. Presso la gallerista, nel marzo 1947, espone le sue famose Multiforms paintings che diverranno i suoi capolavori e gli assicureranno il successo. Queste forme di colore luminose, in materia palpabile, sembrano fluttuare sulla superficie della tela e cercare di captare come spiegava l’autore stesso, l’“espressione delle emozioni umane fondamentali”. A Huston, Rothko realizzò 14 opere di grande formato, tre trittici e cinque quadri singoli. La luce proviene dall’alto, è indiretta e diffusa. I trittici furono collocati sui due lati principali, a destra e a sinistra. Tra di essi un grande pannello centrale leggermente rialzato. Il trittico posto sul fondo, invece, collocato in una nicchia, è assolutamente regolare. Fisicamente logorato a causa del suo regime alimentare (beveva e fumava con piacere) e dopo una vita segnata dalla depressione, nel primissimo mattino del 25 febbraio 1970 si suicidò nel suo studio di New York.
Nella foto, in alto: Rothko (olio su tela)
Stefania Monciardini