Un vero angelo bianco, il cane Angelo. Brutalmente ucciso in Calabria da quattro giovani in cerca di divertimento. Mossi da un gesto spietato. Venuto dal nulla. Senza alcuna motivazione.
Angelo era un povero cane randagio, benvoluto per il suo carattere gioviale e pacioso. Tutto ciò ha dell’incredibile. Ma, purtroppo, è successo. E, la realtà fa da padrona. Giuseppe Liparoto, Nicholas Fusaro, Luca e Francesco Bonanata sono i quattro giovani di Sangineto, in provincia di Cosenza, che lo scorso giugno 2016 hanno torturato e poi impiccato il povero Angelo.
Vittima ingiusta. E, non contenti, ancora, hanno messo il filmato sui vari Social Network, convinti che fosse solo una bravata di cui farsi vanto con gli amici. Vigliacchi e delinquenti dentro. Prendersela con Angelo. Un cane icona. Da pigliare ad esempio. Tranquillo. Buono. Bello. Bianco. Come la sua purezza d’animo. Elemosinava carezze, cibo ma non morte! Perché tanta perfidia? Perché avercela con un essere così squisito? La cattiveria non ha confini. Un altro episodio, questa volta in terra di Sicilia. Sempre peggio… Andrea Tranchina, 18 anni siracusano, è da poco stato arrestato per aver bruciato vivo Giuseppe Scarso. Un anziano signore ottantenne. Cosa hanno in comune queste due storie? La banalità del male, contro umani e animali, e un Paese quasi tutto pronto a dire che dopotutto era solo una goliardata. Il processo per il cane Angelo chissà quando inizierà e, senz’altro, finirà con una sentenza che non porterà a nessuna reale condanna. Andrà bene se ci sarà una sanzione pecuniaria devoluta ad un canile. Non è giusto. Vero proprio che la giustizia è solo di Dio! Ma c’è uno strumento che la stampa può utilizzare per colpire i responsabili. Negare il diritto all’oblio alle quattro persone coinvolte nell’uccisione del povero peloso. Si può fare. Visto che non mostrano nessun pentimento effettivo, anzi si continuano a vantare dell’ignobile gesta. Inoltre, citarne continuamente la responsabilità ha una grande valenza culturale, perché rientra in un comportamento sempre meno accettato dall’opinione pubblica e il denunciarne la natura crudele ha anche una valenza culturale.
La sovraesposizione mediatica porterà a questi malati personaggi, senza dubbio, degli svantaggi economici. Potrebbero, ad esempio, perdere il lavoro. Molte volte le persone capiscono di avere sbagliato solo quando sono attaccate nel portafoglio. Anche se la reclusione sarebbe una migliore soluzione. E sarebbe più che meritata! Angelo sei in tutti noi. Non ti dimenticheremo mai!
Massimo Cingolani