Tra letture, articoli, documentari, sono in aumento gli italiani che chiedono l’eutanasia. Si rivolgono prima ai medici, poi alle associazioni ed infine in Svizzera presso Centri Specializzati o cliniche, dove e’ permessa dal 1943 circa. Una minoranza di italiani ci e’ riuscita nello scopo di porre fine alla propria esistenza. In tutto il mondo e’ proibita, vietata rigorosamente ai minori. La vita e’ sacra ed inviolabile, sia per la chiesa sia per il nostro Stato. E’ difficile parlarne, tocca il cuore di ognuno di noi, fastidioso solo al pensarci ma eutanasia: e’ un suicidio assistito! Il percorso e’ doloroso non solo psicologicamente per il candidato ma anche per i familiari e/o eventuali amici, persone vicine che lo accompagneranno. La scelta e’ unidirezionale, una volta presa non si torna indietro. La pratica dell’ eutanasia consiste da parte del malato di assumere da solo il farmaco che lo portera’ alla morte (in genere attraverso una flebo), sotto il controllo e la supervisione di un Collegio di medici e di infermieri. Per la richiesta sempre in aumento della “morte dolce”, anche da parte di italiani, convinti e senza cambiare idea, esistono alcune associazioni a Zurigo, Basilea, Berna, Canton Ticino che sono operative. Per legge, il paziente deve inviare documentazione medica, cartelle cliniche sul suo Stato. La richiesta verra’ valutata da una commissione medica Svizzera. Generalmente, puo’ fare domanda chi e’ affetto da gravi malattie incurabili come tumori maligni, anche in metastasi, senza possibilita’ di guarigione. E, che provoca a essi una gravissima sofferenza fisica e psicologica. Nei pressi del nord Europa, la richiesta e’ molto elevata (in Olanda per esempio) e sono migliaia e piu’ le richieste avanzate ogni anno e… accettate.
Per legge, se la richiesta e’ idonea da parte della commissione dei medici svizzeri, e il malato ha deciso in modo irrevocabile di finire la propria vita allora potra’ assumere il farmaco letale: che consiste in una associazione di un potente sonnifero piu’ una sostanza che ferma il battito cardiaco. Si effettuano congressi e corsi di informazione pubblica, a riguardo di una tematica cosi’ “scottante”. Non e’ facile, inchinandosi alla sofferenza, alla disperazione di accettarla. Ma se fossimo colpiti noi stessi? Come reagiremo? E’ facile parlarne o no, quando sono estranei intorno a noi ad essere coinvolti, il problema esiste ed e’ delicato, la scelta ancora di piu’ e molto difficile. Cio’ che divide i vincitori dai perdenti e’ la loro capacita’ di reagire alle sfide del destino.
Dr. Giovanna Lombardo
(medico chirurgo)
(Fonte: www.pensionatiitaliani.it)