Clipeologia è una parola che deriva dal latino clypeus, lo scudo dei legionari romani. Il termine infatti veniva usato anche per identificare gli avvistamenti di disci di fuoco, clypeus ardentes, nell’antica Roma. Il termine clipeologia fu coniato nel 1959 dall’italiano Umberto Corazzi. Quindi possiamo identificare con questa espressione tutto il materiale raccolto nell’arte letteraria e nella pittura che riferisce e documenta il fenomeno ufologico dell’era pre UFO. E’ la branca dell’ufologia che si occupa di presunti contatti con oggetti volanti non identificati che sarebbero avvenuti nel passato, anche remoto, dell’umanità. Al pari dell’ufologia. Esiste in effetti un collegamento tra cio’ che è sacro e la presenza di questi oggetti volanti. Ritroviamo palesemente dipinti questi oggetti in opere come: La neve miracolo, La Madonna con San Giovannino, Il Battesimo di Cristo, La Crocefissione di Cristo. Nell’antica Roma, autori come Plinio il Vecchio, Tito Livio e Giulio Ossequente hanno raccontato l’apparizione nel cielo di torce, fiaccole e scudi ardenti e riferito anche l’apparizione di due soli o due lune, mentre Seneca nelle Naturales quaestiones ha riferito dell’apparizione di travi luminose; cicerone, nel De Divinatione, ha riferito anche di un’apparizione del sole di notte. Se pensiamo ai nostri predecessori che non avevano nessun concetto del volo tecnologico è anche comprensibile che identificassero ciò che vedevano con oggetti in uso nel quotidiano.
Nella foto, in alto: l’annunciazione con Sant’Emidio 1486
Claudio Barattucci