La percezione di noi stessi è qualcosa che varia da soggetto a soggetto. E ha diversi livelli di profondità. Scopriamo insieme quali sono.
- Propriocezione. Si tratta della percezione dei propri muscoli e della propria struttura scheletrica. Da questa percezione deriva il senso della posizione del proprio corpo nell’ambiente. È particolarmente sviluppata negli atleti, nei ballerini e in tutti coloro che hanno una spiccata intelligenza motoria.
- Interocezione. È la percezione dei segnali provenienti dai visceri e dagli organi interni, ma anche del respiro, della digestione, della rabbia, dell’attivazione, del dolore, dall’emozione e della fatica. Pertanto, concerne il senso di equilibrio omeostatico dell’organismo. Avverterdola, si avverte lo stato presente del corpo, nonché l’essere in un presente emozionale soggettivo. Questa percezione di base svolge un ruolo molto più importante di quanto si possa immaginare. Attraverso la stessa, infatti, si costituisce anche il “senso di essere”, ovvero la nostra identità biologica.
- Neurocezione. Si tratta del processo messo in atto dal nostro sistema nervoso nella costante valutazione dei rischi provenienti dall’ambiente circostante. Il cervello, infatti, opera una continua elaborazione delle informazioni e degli stimoli che colpiscono i nostri sensi. Questo processo è un’eredità che ci deriva dai primordi della nostra specie, impegnata a riconoscere i predatori e ad attuare comportamenti di socializzazione verso i soggetti familiari, ai fini della sopravvivenza. Si tratta, dunque, di un istinto trasmessoci per via genetica, che si attiva fin dai primissimi attimi di vita.
Avere una percezione sviluppata di sè offre importanti benefici per l’equilibrio e il benessere del proprio organismo. Tutte le attività volte a gestire al meglio i diversi livelli di autopercezione (sport, yoga, meditazione, mindfulness) apportano vantaggi sia a livello fisico che mentale. Al contrario, livelli troppo elevati o troppo ridotti di autopercezione sono alla base di diversi disturbi psichiatrici, quali ansia, depressione e disfunzioni relazionali.
Luana Vizzini