Chiediamo scusa a tutti per il ritardo con cui questo articolo viene pubblicato, ma anche le giornaliste hanno problemi di salute, e la nostra Erika Corvo ha perso un sacco di tempo gironzolando senza costrutto da un ospedale e da un medico all’altro. Tranquilli che non è morta… in mezzo alla ciccia c’è un osso duro! Ma lasciamo a lei la parola.
Non facciamo in tempo a scendere dal treno alla stazione di Treviglio, che troviamo Elena Tornaghi – sorella di Fabio – ad aspettarci per portarci ad Almenno San Bartolomeo, dove si terrà l’evento. Come sa organizzare le cose quell’uomo, è una cosa fuori dal comune. Se fosse a capo della Protezione Civile, di sicuro il wrestling perderebbe una colonna, ma l’Italia intera funzionerebbe meglio. Lo diciamo ogni volta ma è che, ogni volta, quest’uomo ci sorprende.
Ed eccoci qui ancora una volta alla Quarenga per un’altra scorpacciata di incontri, atletica, sport e botte da orbi, e anche di pizza, perché qua di sopra la fanno buona. Ci sono sempre un sacco di persone nuove da conoscere e vecchi amici da abbracciare. Questa volta gli show sono due: uno della Bullfight e l’altro della Rising Sun. La card è bella succosa e la serata si preannuncia rovente… come la temperatura esterna, del resto. Questa è una bella incognita: la gente avrà preferito andare al mare? Verranno lo stesso? Un po’ sì e un po’ no. Certo è che fa un caldo boia! All’apertura si presentano una sessantina di persone, e la cosa tutto sommato non stupisce più di tanto, dato che sono le sette di una calda e bellissima sera di giugno. Tanti li conosciamo, altri sono facce nuove. Bene! Se gli piacerà, torneranno e spargeranno la voce che qua ci si diverte davvero. Attorno al ring ci sono scale di alluminio e di ferro da tutte le parti… i casi sono due: o vogliono sbiancare il soffitto della palestra, oppure ci dev’essere in programma qualche ladder match! Ci sono anche dei tavoli, ma non sembra un mobilificio. Cosa ci riserverà, la serata? C’è, come al solito, Carlino Forchini che dirigerà il tifo. Ma questa sera farà anche qualcosa di più… C’è il cagnolino di Paziente Zero e Insanity che al wrestling, ormai, dovrebbe esserci abituato, e invece… all’arrivo di Nicolò Ferrari viene preso da una crisi di panico: abbaia terrorizzato, si divincola e cerca di scappare! Avevamo già notato Nicolò per la bruttezza e per la somiglianza con Rasputin, ma che spaventasse anche i cuccioli non ce lo saremmo mai immaginato. Ma allora esiste qualcuno più brutto di Marrow!
C’è David Silas che è italiano ma vive in Inghilterra, e c’è Malalana – il solo arbitro al mondo con merchandising – che ci vende la sua mitica maglietta “You Can Count on Me”. Ovviamente è d’obbligo indossarla, ma dopo il primo show ce la leviamo (Badwool, abbi pietà: fa caldo!)
Siamo nel backstage e discutiamo animatamente dei prossimi eventi, e non ci accorgiamo che il primo match è già iniziato. Oddio, è già iniziato! Ed eravamo nel backstage! Perdonateci, e ci perdonino Kyo Kazama e Aaron Cage, ma di tutto quello che hanno fatto non abbiamo visto praticamente niente. Poi ci dicono che Kyo ha fatto un moonsault dall’apron e ci mangiamo le mani almeno fino ai gomiti. Vedete cosa vuol dire stare così bene da non accorgersi del tempo che passa? Si sta troppo bene, qua!
Il match tra David Silas e Luke Zero ci serve da aperitivo, giusto per scaldare le voce per poi fare il tifo per qualcuno. Questo è un “no disqualification” al meglio di tre, e vuol dire che puoi fare tutte le scorrettezze che ti pare e puoi vincere se lo schieni due volte su tre. Inizia il putiferio! Luke Zero incalza, riesce a bloccare Silas e lo choppa ben bene.
Anzi, di più: già che è lì inerte, bello fermo in posizione seduto tra il pubblico, gli fa tirare una chop anche dal Carlino Forchini, sempre presente in prima fila, che lo suona come una campana. Silas si vendica scaraventando Zero sui gradoni e lo mazzuola a dovere. Appena si ripiglia, Zero massacra Silas di sediate e si becca una reverse piledriver. L’uso di scale pare sia il fil rouge della serata: ce ne sono a profusione! Dopo acrobazie e voli, Silas si porta a casa il match. A sancire la festa, tubi esplosivi di coriandoli che ci mettono tre secondi a spargersi sul ring e un’eternità a venirne tolti.
Terzo match: Nick Lenders contro Nemesi. Oggetti vari diventano protagonisti: qui tiene banco la cicca che Lenders continua a masticare. Ad ogni mossa pensavamo: “La sputa… non la sputa… la ingoia… non la ingoia…” Nessuna delle due: ha continuato a ruminare indisturbato, come una mucca al pascolo. Se la domanda era: “si può mangiare durante un incontro di wrestling?”, la risposta è: “Si!” Mastica anche mentre subisce una tombstone, imperturbabile bovino del ring che ci riporta alla memoria bucoliche immagini e scolastiche poesie. Vince lui, e ci viene da gridare: “T’amo, pio wrestler!” Ok, ma il match? Veloce, dinamico, scattante, tecnico, atletico. A nostro giudizio, però manca qualcosa: un pizzico di anima e cuore in più, non avrebbe fatto male. Bravissimi entrambi, soprattutto Nemesi, ma freddi.
A questo punto, Gianni Verga fa un mucchio di proclami, ma questo genere di cose, perdonate, non ci hanno mai colpito più di tanto. Preferiamo il wrestling combattuto a quello parlato. Che volete, ognuno ha i suoi gusti, senza togliere nulla a nessuno.
Quarto match: ecco risorgere dalla Russia dei primi del ‘900 il mistico Rasputin… pardon, Nicolò Ferrari. Il suo antagonista è Jimmy Barbaro, arrivato a sostituire Manuel Bottazzini. E come fai a far fuori Rasputin l’indistruttibile? (La storia narra che su di lui non ebbero effetto biscotti e vino avvelenati a dosi da cavallo allora gli spararono. Lui riuscì a scappare, lo raggiunsero con altri due colpi, lui cadde e gli spararono ancora. Dopo un colpo in piena fronte lo gettarono in un fiume, ma l’autopsia stabilì che la morte sopraggiunse per annegamento. NDR). Beh, qui non eravamo nella steppa, ma questi due hanno scatenato un casino infernale peggio della rivolta contro gli Zar, tale da indurci a credere che i numeri sulle sedie vengano messi al solo scopo di poterle rimettere tutte in ordine dopo che questi hanno finito di volarci sopra, distruggerle, scaraventarle da ogni parte e farci dimenticare il loro uso originale. Anche Jimmy Barbaro, al pari dei nemici di Rasputin, le prova tutte per far fuori l’avversario, ma viene squalificato per aver tirato fuori una Kendo Stick e come ciliegina sulla torta, alla fine viene tradito da Aaron Cage. Gli andrà meglio alla prossima dai!
Quinto match, e qui andiamo nella collezione “Best in 2017”: Chris Tyler e Ashley Dunn, mostri d’oltremanica, contro i nostri Headhunters. Non dico che “italians do it better”, ma che se la giochino alla pari lo sosterremo fino alla morte! Non c’eravate? Cazzi vostri! Una giostra incredibile di dinamismo, velocità, perizia, entusiasmo, anima, cuore e pura gioia. Superkick come se piovesse, voli, moonsault, combo, chop, sberloni a gogò, Kronos che vola e spalma sul concrete gli altri tre. E poi tutti giù, poi tutti su, e poi tutti che volano… ci vorrebbe un controllore di volo Alitalia per il traffico aereo di questo match! L’agilità di Kronos nonostante la stazza è a dir poco incredibile. Forse il solo “big man” (centosessanta chili) in grado di eseguire un moonsault in scioltezza. Mai fatto mistero che gli Headhunters siano tra i nostri preferiti, uno più bello e più bravo dell’altro. Un match a quattro stelle. Perché non cinque? Perché Ashley Dunn, Chris Tyler, Entertrainer e Kronos erano quattro stelle sul ring. Se si fossero spente le luci, gli astronomi avrebbero contato una costellazione in più, nel cielo.
Si passa allo show Rising Sun.
Fabio Tornaghi è magro magro perché non fa altro che correre da tutte le parti come un matto ogni volta che c’è uno show, da una settimana prima ad un paio di giorni dopo. Estate in arrivo? Prova costume? Fate anche voi la “Dieta del Tornaghi”! Organizzatevi uno show internazionale e fate tutto da soli: dieci chili in meno nel giro di una settimana!
Come detto in precedenza, il caldo afoso ci obbliga a levarci la tanto agognata maglietta “You can count on me”, ma dato che anche Malalana sta schiattando di caldo, capisce la necessità. Come ormai consuetudine, bisogna aggiungere altre sedie. Arrivano un sacco di persone in più per lo show serale, chi arriva dal mare, chi da qualche gita e chi arriva e basta. È sempre bello conoscersi tutti, e baci e abbracci, e tutte le novità sulle vite altrui. Non è obbligatorio che sia il 25 dicembre perché sia Natale.
Aprono lo show Steve McKee e Matt Disaster, per una volta nemici. Nonostante Matt Disaster lo lavori alle gambe e gli propini una bella RKO, Steve si distingue con una tornado DDT e una killswitch, ricade in piedi dopo un hip toss, e tra una cosa e l’altra si aggiudica il match. Vi ricordiamo che Steve non suona solo gli avversari ma anche il banjo con il suo gruppo country Wings Along Road che abbiamo avuto il piacere di ascoltare nientemeno che al mitico Alcatraz qualche sera fa, a Milano. Per chi fosse curioso di ascoltarlo, aggiungiamo il link di una delle sue belle canzoni: https://www.youtube.com/watch?v=i0Dn5dEHBvQ Buon ascolto!
Passiamo velocemente al settimo match, un triple threat: Larry Demon e AB Knight contro paziente Zero e Insanity, contro Kyo Kazama e Horus l’Assoluto. Qui c’è da schiattare dalle risate: Kyo si presenta in ciabatte e costume da bagno. Si cambia solo sui gradoni del ring mentre Horus si spazientisce per la calma serafica del compagno di tag e del tempo che ci mette a cambiarsi, che comunque arriva poi sul ring coi calzini e le scarpe come gli anziani in calzini e sandali. Larry Demon è talmente tenero che invece di un teschio, il trucco che ha in viso lo fa assomigliare ad un panda screpolato. Dato che ci sono in ballo le cinture, i colpi di scena demenziali si sprecano: dopo un intervento di Insanity, Kyo e Horus si trovano faccia a faccia. Beh, cosa c’è di meglio se non schienarsi a vicenda, in modo da potersi tenere le cinture e lasciare tutti con un palmo di naso? Bisogna dire che in questo match, Horus non ha fatto molto, in compenso è un heel così heel che basta che ti faccia le facce brutte che fa piangere i bambini. Dovrebbe fare l’attore. Alla fine, prima di lasciare la scena, suona Forchini che torna così al suo ruolo di campana, ma tanto ma tanto ma tanto, che il povero Carlino avrebbe potuto rompersi dai calcioni ricevuti e dividersi in due o tre ragazzi di taglia normale.
Ottavo match. Rising championship. La cintura è appesa al disopra del ring, e a contendersela ci sono nientemeno che Akira e Ashley Dunn. Un ladder match. Un epico ladder match. Akira e il suo avversario sembrano due cavalieri medievali che brandiscono scale di alluminio invece di alabarde e spadoni. Inimmaginabile. E come al solito, smettiamo di prendere appunti per goderci lo show. Cose di questo genere le abbiamo viste soltanto con Bubba Ray o con Jeff Hardy! Akira ha il torace devastato dalle chop. Ora della fine sembra un filetto di salmone passato alla griglia, oppure Gesù dopo la trentesima frustata. Dunn sanguina da più parti dopo avere impattato su tutte le scale disponibili.
Più di ogni altra volta, qui lo scontro è senza quartiere: non solo i due volano sulle sedie tra il fuggi fuggi generale, ma stavolta si rischia di vedersi tirare in testa una scala. Vera. Il primo che dice che il wrestling è finto, lo leghiamo su una sedia di prima fila, così cambia idea. Anche le scale volano da tutte le parti. A che serve inventare la tv in tre D, se qui ti trovi davvero nel bel mezzo dell’azione, con tutti i pro e i contro del caso? Sul finire, Akira esegue una double footstomp su Dunn sdraiato esausto su di una scala, e già questo è uno spettacolo nello spettacolo. Come finisce? Vince Dunn che rende il favore zompando sul petto di Akira che se ne stava a fare con le gambe la stanghetta centrale della A, dove la A è una scala, col torace fuori di questa, a testa in giù. Pubblico in delirio, ovazioni che arrivano alle stelle e Forchini rimasto completamente afono dal troppo gridare. A questo punto Dunn stacca la cintura dal soffitto e il pubblico se lo porta via in trionfo.
PAUSA
Piccola chicca che ha dell’incredibile: ve bene che fa caldo, che qualche adulto è in sala solo in versione di accompagnatore per il figli o i nipotini, e ve bene anche l’orario ormai tardo, ma notiamo un tizio dai capelli brizzolati che se la dorme beato come se fosse nel suo letto. Ma come fa, con tutto il casino che c’è?
Pensate che finora lo show non sia stato abbastanza? E invece il buon Tornaghi ci ha riservato le cose migliori per la fine, come nei fuochi d’artificio! Il decimo match è l’apoteosi: The Greatest contro Chris Tyler, contro Josh Bodom. STU-PEN-DO!
Non è un match con tre avversari, ma un match moltiplicato per tre. Ogni mossa diventa un due contro uno raddoppiando la potenza, l’intensità, la forza d’urto, l’azione! Non rompeteci le scatole per sapere cosa sia successo: la prossima volta venite anche voi. Al massimo, compratevi il podcast. Questo è il wrestling che adoriamo: velocità, azione, dinamismo, perizia… la bravura di questi tre atleti è straordinaria. Tyler, poi, anche quando dovesse mettersi le dita nel naso, lo farebbe con una spettacolarità degna di Wrestlemania, e ogni volta che lo vediamo ci viene chiaro il motivo per cui l’abbiano voluto in WWE. Vince Bodom ma non ce ne frega niente. Quello che abbiamo visto conta molto di più. Dieci e lode. Davvero.
E ora ci deliziano con qualcosa di comico! Decimo match della serata: Mary Cooper vs Gianni Verga vs David Silas vs Paziente Zero con Insanity vs Entertrainer. Da notare che l’arbitro di questo match è Matteo di Fina, che è calvo e con una folta barba, come si usa oggi. Esattamente come Gianni Verga: due gocce d’acqua. Solo che uno ha la maglia di arbitro e l’altro no. Ma che succede quando la maglia a strisce viene sfilata via? Che i due si ritrovano a guardarsi come due gemelli siamesi allo specchio, facendo le stesse mosse in contemporanea come Groucho Marx nel film “La Guerra Lampo” (alleghiamo il link perché forse i giovani non sanno nemmeno chi cavolo fossero, i fratelli Marx.) https://www.youtube.com/watch?v=mMwQMmAyUh0) E poi era un sacco di tempo che non vedevamo una Penis Plex! Dal vivo, poi, non l’avevamo mai vista. (Alleghiamo un file anche per questa, dai! Siamo generosi! https://www.youtube.com/watch?v=lxnKf1QzDfM) Entertrainer, da bravo heel, scappa con la cintura in modo che allo scoccare dei dieci minuti questa sia ancora tra le sue mani, conservi il titolo e chi s’è visto s’è visto.
Pensa un po’: nonostante il folto pubblico all’interno, ci accorgiamo che dai finestroni aperti in alto, accanto al soffitto, ci sono dei ragazzini che dal livello strada (la palestra è in un seminterrato) sbirciano e cercano di guardare dentro in tutti i modi. Probabilmente, la prossima volta entreranno anche loro, magari accompagnati dai papà.
Ed eccoci all’ultimo incontro: God of Sun Championship, hardcore match, main event! È un everything goes, ovvero non ci sono regole, va bene tutto e si può fare qualunque cosa.
I due contendenti sono Mišo Mijatovič e Kobra, nientemeno! Vuoi per l’età che avanza, vuoi per i troppi infortuni subìti in carriera, Kobra disputa ormai pochi incontri l’anno, ma quando ne fa uno, ragazzi, capisci come mai è diventato maestro! Quasi mezz’ora di match in cui succede qualsiasi cosa (compreso il tizio che continua a dormire nonostante il casino infernale, evento nell’evento che ha dell’incredibile. Il nipotino accanto a lui, comunque, si diverte da matti). La terza guerra mondiale? Il regno della distruzione? Due dei Cavalieri dell’Apocalisse? Madò, che macello! Tavoli sfasciati, sedie che volano, mazza da baseball ricoperta di filo spinato, e poi spuntano fuori le puntine da disegno. Ma non quelle piccine… queste sono grosse e – recuperatane una – possiamo constatare di persone che pungono da maledetti! Fanno male! Infatti c’è sangue dappertutto.
Il solito San Tommaso della situazione, vicino a noi, domanda candido: “Ma è sangue vero, quello?” Gli passiamo la puntina e gli domandiamo: “mah, fai un po’ te…” Ovvero, “la conversione di San Tommaso”. Almeno uno che non dirà più che il wrestling è finto. Ciliegina sulla torta, una tastiera da pc in cui su ogni tasto è stata incollata una puntina, che i due si sfasciano addosso come se non ci fosse un domani, e se ci fosse sarebbe comunque pieno di puntine. Mišo si aggiudica l’incontro e se ne va con sottofondo di “Popom popom popom”, la sua coreografica entry music.
Come ultimo siparietto, torna fuori Silas che vuole sediare Entertrainer. (Voce del verbo “sediare”: io sedio, tu sedii, egli sedia… nuova voce verbale del vocabolario Treccani che sta ad indicare la frantumazione ossea provocata da impatto con sedia. Stone Cold said so, forse.) Colpo di scena finale, a sediare Entertrainer è il General manager Zerini, che si becca in questo modo la cintura 24/7.
Al di fuori del match, quei due buontemponi degli Headhunters fondano il FAN- CULO CLUB
Forchini sarà senza voce per almeno tre mesi. Davvero, siamo testimoni che sia uscito dalla Quarenga assolutamente afono! L’industria delle puntine da disegno ha subìto un incremento delle vendite e trainerà l’economia italiana. L’Ikea deve metà del suo fatturato annuo alla vendita di sedie, pieghevoli e non. La pizzeria La Quarenga fornirà sempre ai sopravvissuti cibo a sufficienza per riprendere le forze. Noi torniamo a casa accompagnati dal gentilissimo Scrum e compagna. Signuuur, che bella serata!
Se qualcuno volesse sapere quali cinture fossero in palio, vi alleghiamo i link giusti: https://bullfight.jimdo.com/2017/06/13/bullfight-ii-cut-the-cord-results/ per il primo show (Bullfight) e http://rswp.altervista.org/showdown-the-sun-risultati-resoconto/ per la Rising Sun.
Beh, alla prossima. Stay tuned!
Erika Corvo