Sabato 11 settembre a Montecassino è stata inaugurata in anteprima mondiale la primissima esposizione di un prezioso codice della Divina Commedia: il ms. 512, risalente al XIV secolo.
Un testimone importante, vista la sua datazione, nel complesso panorama della tradizione dantesca. Della Divina Commedia, infatti, non è rimasto nessun autografo e i testimoni più antichi sono andati perduti, usurati e distrutti dall’infervorata opera di copiatura presso gli scriptoria di tutta Italia. Questo testo, infatti, fin da subito si rivelò un vero e proprio best seller. Tanto che sono arrivati fino a noi ben 800 manoscritti: la sua diffusione fu seconda solo a quella della Bibbia.
Il codice è reso ancora più prezioso da un particolare di tutto pregio: riporta a margine note di commento di Pietro Alighieri, figlio di Dante.
La mostra, che ha sede presso il Museo Abbaziale e rientra tra le iniziative per il settecentenario dalla morte del Sommo Poeta, espone altri testimoni dell’opera, manoscritti e a stampa. Tra questi, il ms. 257, che riporta la Visione di Alberico da Settefrati, un autografo di Piero Diacono, monaco di Montecassino. La Visione descrive un viaggio compiuto nell’Aldilà durato nove giorni e nove notti, con la guida di due angeli e San Pietro, ed è annoverata tra le fonti che hanno ispirato Dante nella composizione della Commedia.
L’evento è stato introdotto dall’abate Donato Ogliari e dom Mariano e presenziato dal Cardinal José Tolentino de Mendonça, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa. Sarà possibile ammirare il codice fino al 31 dicembre 2021.
Luana Vizzini