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Giò Ponti. Architetto e scrittore

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Nella foto, in alto: l’architetto Giò Ponti

Nato a Milano 1891, laureandosi in architettura al Politecnico di Milano. Figura poliedrica. Oltre all’architettura s’interessa di arte, design. Riesce ha raggiunge il successo e farsi conoscere in campo internazionale. Molto sensibile ai problemi della città, che si vengono a creare dopo la guerra. Scrive le sue idee sia su riviste che in libri. Fonda la famosa rivista di architettura Domus e la rivista di design il Labirinto. La ripresa edilizia avvenuta in Italia per ricostruire le città distrutte dai bombardamenti, inizialmente si costruisce solo per ricostruire poi con gli anni gli architetti si sensibilizzano al problema volendo dare un ordine, una regola. Nascono dibattiti, sul come costruire. Le idee di Giò Ponti come architetto, sono racchiuse in queste poche righe prese da uno dei suoi testi, dal titolo Amate l’architettura:  l’Architettura è un cristallo, l’Architettura pura è un cristallo; quando è pura, è pura come un cristallo, magica, chiusa, esclusiva, autonoma, incontaminata, incorrotta, assoluta, definitiva, come un cristallo. È cubo, è parallelepipedo, è piramide, è obelisco, è torre: forme chiuse e che stanno. Rifiuta le forme non finite: la sfera, forma infinita, non sarà mai un’architettura: rotola, non sta: né comincia né finisce. Facile intuire l’idea di come potranno essere i suoi edifici, ama i Grattacieli americani. Realizza il Grattacielo Pirelli nel 1955, a Milano dove negli stessi anni si realizza la torre Velasca da parte dello studio BBPR. Gli edifici sono simboli della Milano moderna. Sono i protagonisti dell’architettura degli anni ‘60 e 70. Costruiti su due concetti differenti fondamentali il gruppo BBPR realizza la torre in relazione al passato e essendo nel centro di Milano a pochi passi dal Duomo. Invece il grattacielo sorgerà in una zona periferica, zona della Stazione Centrale, che dagli anni ’30, subisce ciò che ancora oggi vediamo, le continue trasformazioni. L’edificio è a pianta poligonale con i lati più corti smussati, slanciandolo verso l’alto. La sua leggerezza è data anche dalla facciata continua in vetro tipica dei grattacieli americani. Strutturalmente si fa aiutare dall’ingegnere Nervi. Diviene il promotore degli architetti italiani all’estero e insegna al Politecnico di Milano. Ormai famoso a livello internazionale sia come design che come architetto, muore il 1979 a Milano.

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Nella foto, in alto: la famosa rivista d’architettura Domus

Stefania Monciardini

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