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Hapkido. Arte marziale coreana. La via della coordinazione dell’energia

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Apkido? Ma cos’è? È una moderna arte marziale coreana. Tante persone, a torto, pensano sia una sorta di Karate. Ma non è così. Le tecniche dell’Hapkido, invece, si accostano molto a quelle dell’Aikido. Lo si capisce pronunciando i due nomi (Hapkido e Aikido) che le due discipline sono imparentate tra loro. Altra parente? La consorella coreana: il Tae Kwon Do. Perciò, oltre a pugni e calci, i praticanti di Hapkido imparano ad applicare proiezioni e leve articolari. Gli atleti di quest’arte marziale coreana non attaccano ma aspettano che sia l’avversario ad aggredire, per poi reagire con mosse dal potere demolente.  È una difesa personale altamente raffinata. Sofisticata. I veterani della pratica si difendono con proiezioni e leve che mettono a punto senza la necessità di usare un’eccessiva forza muscolare. I nuovi della pratica, di contro, devono imparare l’importanza di espandere la loro consapevolezza e le loro abilità fisiche e mentali.      Infatti, chi esercita questa disciplina coreana utilizza  il celebrato “chi” per dare origine a pace ed equilibrio interiore. Cerca, altresì, di sviare il “chi” dell’antagonista per mettere fine al proprio combattimento. Il “chi” è l’energia interna. La forza vitale. Un paragone per capire… coltivare il vostro “chi” richiede lo stesso lavoro e la stessa pazienza e dedizione che ci vuole per curare il vostro giardino. Risultato della pratica dell’Hapkido? Senza dubbio, forma fisica a tutto tondo. Adatto a tutte le taglie, come quasi tutte le altre arti marziali. Poi? La sicurezza di sé. È  “conditio sine qua non”. Essere esitanti nelle esecuzioni delle tecniche può rivelarsi decisamente pericoloso. Ancora, c’è l’apertura mentale. Il cambio di mindset. Non è facile abbracciare sei concetti orientali che in Occidente non si sposano facilmente. Segue, in ultimo, forza e flessibilità. Sono entrambi basilari. Per avere successo è necessario lavorare su ambedue. Veniamo al “danjon”. È il centro di gravita’ naturale e ha sede nell’addome. Qui dimora incontrastato il “chi”, quando non lo utilizziamo per dirigerlo contro un avversario. Comprendere questo concetto significa diventare artisti marziali più forti. Difatti, essenzialmente, tutte le tecniche partono da quel punto di energia. Cosa rimarchevole per dirigere il “chi” è  la respirazione. Questa è di fondamentale importanza.

Nella pratica dell’Hapkido vengono anche studiate armi tradizionali coreane.  Per la difesa, o per l’attacco. Quali Tan Bong bastone corto con o senza corda, Joong Bong bastone medio, Cian Bong bastone lungo, Kane o Cane o Tan Giang bastone da passeggio, Tan Gom coltello, Gum spada, Pho Bhak corda o cintura, e molti altri oggetti di uso comune tenuti in mano, o lanciati. Tutte queste armi sono utili e necessarie per migliorare la propria azione difensiva.

Come in, pressoché, tutte le arti marziali anche nell’Hapkido ci sono le cinture. La massima è la nera. L’obiettivo tanto agognato! Ma è la meta? Assolutamente no, è solo inizio. Da qui si comincia a imparare davvero!

           Giuliano Regiroli 

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