Nel mese di febbraio 2019 mi trovavo a Roma, tra le mostre che ho avuto il piacere di vedere, senza dubbio, quella che mi ha maggiormente entusiasmata è quella su Andy Warhol. Partiamo dalle origini artistiche della Pop Art. Siamo nel 1962, il 9 luglio Warhol inaugura la Factory, il suo laboratorio artistico che nei mitici anni Sessanta diventa il punto di rifermento per l’arte contemporanea. Sempre sopra le righe Warhol inizia con la serigrafia, nasce la serie delle zuppe in scatola che dagli scaffali del supermercato diventano celebrity, le Campbell’s Soup, idem per la Coca Cola, due alimenti che si possono permettere tutti, non c’è divario di alcun genere tra chi li compra, , ricchi o poveri, hanno lo stesso gusto per tutti; nasce il motto “ognuno ha diritto a 15 minuti di celebrità”, una celebrità che lo ossessiona come la paura della morte. Nella sua arte compaiono icone come Elvis, la Monroe, celeb musicali come il leader dei Rolling Stones fino a politici come Mao o Lenin ma, non solo, dal suo studio transitano anche le drag Queen della Grande Mela, travestiti e donne, a volte bellissime, e tanti altri personaggi della moda o della monarchia. Il magico mondo di Andy dove le Polaroid danno nuova vita ai tanti personaggi che passano dallaFactory. Vedere la mostra a lui dedicata è immergersi in un mondo di luci, colori, proiettati in un mondo dove i suoi 15 minuti di celebrità non sono ancora finiti e dove “La cosa migliore di una fotografia è che non cambia mai, anche quando le perrsone in essa lo fanno.”
Tiziana Gatti