Amedeo Cesta, ricercatore del Cnr e Presidente dell’Associazione Italiana intelligenza artificiale ci fornisce questa definizione: “parliamo di intelligenza artificiale come di quella disciplina che studia macchine capaci di fare cose che, se fossero fatte da noi, definiremmo intelligenti.”
Nel 1950, Alan Turing, un matematico inglese si pose questa domanda: le macchine possono pensare? Elaborò un test e la risposta fu: No, finora nessuna macchina è riuscita a superare il test di Turing ma, già oggi l’intelligenza artificiale ci supera in diverse strategie di gioco. Non possiamo parlare di una sola intelligenza artificiale perché, a differenza di quella umana che è in grado di processare più e diverse informazioni, si parla di singole intelligenze specializzate. Dove ci porterà tutto questo? Per certi versi può essere inquietante pensare ad un futuro dove saremo comandati da macchine, arrivare addirittura ad una città che si autoregola, alla sostituzione dell’uomo nelle professioni, per non parlare dell’uso di queste tecnologie applicate alla guerra, droni, robot sentinella. Per evitare l’uso negativo della I.A. ci sono dei gruppi di esperti di tutto il mondo che pensano a vegliare sul suo buon uso, pensiamo all’applicazione in campo medico, software in grado di aiutare nella diagnostica precoce di malattie rare o a decorso infausto, di trovare soluzioni in campo energetico e climatico. Secondo molti esperti nel 2075 l’intelligenza artificiale potrebbe arrivare a livello umano e rapidamente superarci. Mi ricordo quando uscirono i primi film definiti di fantascienza in cui le astronavi erano dotate di una sorta di computer, forse ci sembrava molto lontano quello che allora era futuro e oggi è presente, non tutto il progresso è stato negativo, speriamo sia così anche per l’intelligenza artificiale.
Tiziana Gatti