Il 25 settembre 2015, nasce l’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile. In vigore dal 2016 con i suoi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli Stati membri dell’ONU si sono dichiarati disposti a raggiungere insieme questi obiettivi entro il 2030. Per la prima volta si affronta l’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale. Riflettendo su uno degli obiettivi dell’agenda 2023.
FOTO: Lombardia planimetria
Obiettivo 11: Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili. Lo scopo ridurre l’inquinamento prodotto dalle città, e trovare un modo per la gestione dei rifiuti. Più della metà della popolazione mondiale vive nelle città, con stime fino al 70 per cento per il 2050. Le città hanno un’impronta ecologica enorme: occupano solamente circa tre per cento della superficie terrestre, ma consumano tre quarti delle risorse globali e sono responsabili del 75 per cento delle emissioni di gas.Come siamo arrivati a questi dati? Il concetto di paesaggio, negli ultimi decenni ha subito profondi cambiamenti. Oggi si ha la consapevolezza che il paesaggio rappresenta una tematica ben più complessa, caratterizzata da molteplici interrelazioni e derivazioni. Il verde della città, cioè il verde urbano o pubblico è il polmone verde delle nostre città. Gli alberi riducono l’inquinamento acustico. Il paesaggio agrario italiano è formato da quella parte del territorio destinato all’attività agricola, ed è caratterizzato dai campi coltivati. Il paesaggio agrario italiano è stato assoggettato negli ultimi cinquant’anni ad una trasformazione strutturale di così eccezionale rapidità che non ci si è resi conto del cambiamento che si è verificato dal punto di vista d’impatto ambientale. Attenzione però l’Italia per la sua caratteristica geomorfica, è stata protagonista spesso di degrado ambientale a causa di alluvioni, terremoti, ecc. Dal secondo dopoguerra ci si è concentrati solo sulla ricostruzione delle città trascurando il paesaggio. Nasce in Italia, negli anni 1930, alla facoltà d’architettura, una nuova disciplina, l’urbanistica. L’urbanistica è uno strumento indispensabile per intervenire sullo sviluppo urbano e territoriale. Dal boom economico anni Sessanta si è avuto uno sviluppo della città incontrollato detto a macchia d’olio con la distruzione di molti ambienti naturali e agricoli. Il paesaggio agrario italiano è stato assoggettato negli ultimi cinquant’anni e più ad una trasformazione strutturale di così eccezionale rapidità che non ci si è resi conto del cambiamento che si è verificato dal punto di vista d’impatto ambientale. Andrea Tosi (Professore ordinario di urbanistica al Politecnico di Milano. Consulente dell’ONU (piani di sviluppo) e della UE (programma innovazione con progetti di fattibilità in Portogallo, Spagna, Francia, Grecia, Italia). In uno dei suoi libri “Cartografia e territorio rurale”, pubblicato nel ben lontano 1992, analizza la conflittualità tra spazi urbani e spazi rurali nella pianificazione territoriale. Riporto qui integralmente ciò che ha scritto: “…la cultura della crescita quantitativa ha indubbiamente contribuito a sottovalutare e a creare pesanti ritardi nella pianificazione territoriale in tutti i settori di questa disciplina (urbanistica) che non riguardano la crescita urbana e che non si occupano delle trasformazioni dei suoli agricoli in suoli edificati. …”.
Per una tutela dell’ambiente, non è da molto che si è resi coscienti dei ritardi accumulati verso una pianificazione del territorio e del paesaggio non costruito. Con la legge 8 agosto 1985, n.431 detta legge Galassio. è il primo provvedimento dell’Italia repubblicana in materia della gestione e tutela del territorio. La legge stessa suddivise le bellezze naturalistiche in categorie, prevede forme di tutela valide su tutto il territorio nazionale e introdusse una specifica disciplina autorizzatoria. Giuseppe Galassio, (Napoli 1929-2018), è stato sottosegretario al Ministero dei Beni Culturali e Ambientali.
Nel 2004 la normativa della “legge Galasso” è stata integrata nel Codice dei beni culturali e del paesaggio. Altra realtà italiana a tutela del paesaggio è il centro studi Nasce Sessant’anni fa il Centro Studi PIM. Il PIM è un’Associazione volontaria di Enti locali che svolge attività di supporto operativo e tecnico-scientifico nei confronti della Città metropolitana di Milano, della Provincia di Monza e della Brianza, del Comune di Milano e degli altri Comuni associati in materia di governo del territorio.
Stefania Monciardini