Nella foto, in alto: la Baker in tutto il suo splendore
Dagli esordi alla fama internazionale. Joséphine Baker, splendida cantante e ballerina, è una protagonista indiscussa del Novecento. Nata a Saint Louis, in Missouri, nel 1906, Joséphine è una bambina di origini afroamericane e amerinde. Cresce nella miseria, in uno dei quartieri più poveri e segregati della città, e sperimenta fin da piccola la fatica, la sofferenza, il dolore. Ma il suo talento per la musica la salverà da un destino di violenza e la porterà alla ribalta sulle più note scene teatrali del XX secolo. La sua carriera artistica ha inizio in teatri improvvisati e ambulanti, fino a quando, all’età di sedici anni, debutta a Broadway con il suo primo spettacolo: “Shuffle Along”. Ma vivere nell’America della segregazione razziale è difficile, anche per un’artista come lei. A venticinque anni arriva la grande occasione di libertà e riscatto: Parigi. Qui frequenta il Theatre des Champs-Élysées, dove affina la sua arte e si esibisce in spettacoli sensuali, provocanti, perfino scandalosi per l’epoca. Da Parigi, parte in tournée per tutta Europa, dove viene acclamata come una dea del palcoscenico, calcato con l’inseparabile leopardo, simbolo di sensualità esotica e conturbante. Tra le sue esibizioni più ardite si ricordano “Yes, we have no bananas”, che cantava séminude, e “La canne à sucre”, retaggio di stereotipi legati al colonialismo tanto apprezzati dal pubblico europeo. Il suo successo è alle stelle.
Nella foto, in alto: sempre la Baker
Joséphine danza sulle note del charleston e del jazz anche per un pubblico d’élite e per i reali d’Europa. Quindi, debutta in Sudamerica, dove riscuote un’ammirazione senza precedenti per il suo talento e la sua incantevole bellezza. Danzando su note dolenti. Proprio quando la sua carriera è al massimo dello splendore, Joséphine si innamora di un nobile siciliano, il conte Abatino. Quando nel 1936 accetta delle proposte di lavoro a New York, però, la relazione si incrina. Di lì a poco, la rottura. Questo episodio segnerà Joséphine e resterà nella sua memoria come uno dei più dolorosi eventi della sua vita. L’occasione di rinascita arriva l’anno dopo, con l’Esposizione Universale di Parigi, durante la quale Joséphine si esibisce con una serie di spettacoli che consolidano il suo successo internazionale. Il 1937 è anche l’anno in cui incontra per la seconda volta l’amore. Si sposa, infatti, con l’industriale ebreo J. Lyon. Tuttavia, neanche questa relazione è destinata a durare: dopo un evento drammatico, la perdita del loro figlio, i due divorziano. Nel frattempo, scoppia la guerra. Il clima in Europa e in America cambia bruscamente: nemmeno la freschezza e la leggerezza degli spettacoli di Joséphine possono alcunché. Tanto che lei si ammala e rimane ricoverata in Marocco per diciannove mesi.
Nella foto, in alto: ancora Joséphine
Una nuova vita come agente segreto. Tuttavia, Josephine non si lascia travolgere dagli eventi. Quando guarisce e ritrova la sua immancabile forza d’animo, l’ottimismo e il buonumore che la contraddistinguono, decide di dare una svolta alla sua vita: da ballerina, diventa agente segreto. Entra, infatti, nei servizi segreti francesi e partecipa a numerose missioni di controspionaggio estremamente pericolose. Inoltre, come per ringraziare quella Parigi che le ha dato tanto, danza e canta gratuitamente per sollevare il morale dei soldati e finanzia la Resistenza. Per la sua generosità e il suo coraggio, viene insignita dal generale Charles de Gaulle con la Légion d’honneur. Nel 1946 Joséphine trova l’amore della sua vita: il direttore d’orchestra Jo Bouillon. Con lui si sposa e, non potendo avere figli, decide di adottare dodici bambini di lingue, religioni ed etnie diverse. La decisione di creare una “famiglia universale” nasce dalla volontà di affermare un ideale a lei tanto caro: la lotta al razzismo. Nel 1949 inaugura in Francia lo splendido castello “Milandes”, in cui vive con il marito e tutti i suoi figli. La lotta contro il razzismo. La sua campagna contro il razzismo trova espressione anche sul palco. In America, ad esempio, si rifiuta di esibirsi per un pubblico segregato, boicottando gli spettacoli e manifestando la propria volontà di danzare unicamente per un pubblico integrato. Joséphine diventa una paladina dell’inclusione sociale e della lotta per la difesa dei diritti umani, tanto che nel 1963, alla Marcia su Washington organizzata da Martin Luther King, pronuncia un discorso sulla libertà e sul lavoro. Se la sua vita pubblica è alla ribalta, la sua vita privata conosce un nuovo periodo di buio. Finisce anche la relazione con Jo Bouillon, nonostante decida di continuare a vivere con lui a Milandes. Inoltre, si ammala di nuovo e, non riuscendo a guadagnare abbastanza, attraversa una fase di povertà, tanto che nel 1968 perde il suo amato castello. Ma la sua forza di carattere e il suo sorriso le permettono ancora una volta di andare avanti. Fino alla sua morte, avvenuta nel 1975 a sessantotto anni, Joséphine continua a esibirsi e a regalare emozioni al suo pubblico, piena di quella energia e di quella generosità di cui solo le donne sanno brillare.
Luana Vizzini