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La dieta dei sumotori. Un approfondimento legale e culturale

I lottatori di sumo, o sumotori, sono atleti che incarnano una delle tradizioni iconiche del Giappone. La loro disciplina rigorosa non si limita all’allenamento fisico, ma si estende anche alla dieta, che è parte integrante della loro preparazione. I sumotori seguono una dieta mirata a ottenere rapidamente una notevole massa corporea, pur mantenendo la forza e l’agilità necessarie per competere. La base della loro alimentazione è il “chanko nabe”, una zuppa nutriente a base di carne, pesce, tofu e verdure. Oltre al chanko nabe, i sumotori consumano grandi quantità di riso e anche altro cibo ad alto contenuto calorico. Generalmente, questa dieta è accompagnata da due pasti principali al giorno, spesso seguiti da lunghe sessioni di riposo per favorire l’aumento di peso.

Dal punto di vista legale, non esistono regolamenti specifici che disciplinano l’alimentazione dei sumotori, ma esistono standard di salute e sicurezza che devono essere rispettati all’interno degli “heya” (palestre di sumo). I lottatori sono monitorati da esperti medici per garantire che i loro regimi alimentari e di allenamento non compromettano la loro salute. Tuttavia, la dieta ad alto contenuto calorico e la struttura fisica dei sumotori possono sollevare preoccupazioni sanitarie, influenzando potenzialmente la loro salute cardiovascolare a lungo termine.

Nella foto, in alto: un gruppo si sumotori che mangiano

Il sumo è profondamente radicato nella cultura giapponese, e la dieta dei lottatori rappresenta un elemento fondamentale di questo sport tradizionale. L’abilità di acquisire e mantenere una massa corporea notevole è vista come una dimostrazione di dedizione e rispetto per la disciplina. Inoltre, la condivisione dei pasti tra i membri della squadra contribuisce a rafforzare il senso di comunità e lo spirito collettivo all’interno degli heya.

Nella foto, in alto: un sumotore dopo la sua dieta

La dieta dei sumotori è un esempio affascinante di come le pratiche culturali possano influenzare i requisiti nutrizionali degli atleti. Mentre la ricerca continua a esplorare gli impatti a lungo termine di una dieta così intensa, è chiaro che l’approccio alimentare dei sumotori è tanto una questione di tradizione quanto di necessità atletica. Assicurare che questi atleti ricevano una supervisione medica adeguata rimane critico per bilanciare la glorificazione di una pratica antica con le esigenze moderne di salute e benessere.

Salvatore La Verde

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