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Le “Rane” di Aristofane. Un’interpretazione di Kerkís. Teatro antico in scena

Venti di guerra, bufere politiche, immoralità dilagante. No, non stiamo parlando della società attuale. Ma dell’Atene del V sec. a.C. Allora, come oggi, lo spettro della crisi proietta le sue ombre inquietanti. Dunque, come agire? A quali strumenti, risorse, valori appellarsi? Queste, le domande che, nelle “Rane”, si poneva il commediografo greco Aristofane. Le medesime che animano quotidianamente i dibattiti e stimolano le riflessioni degli intellettuali di oggi. Aristofane, tuttavia, non ha dubbi. La salvezza risiede nella cultura. Nel teatro. Nella bellezza della parola. Tanto che, per riportare in vita questi elementi salvifici, i suoi protagonisti sono pronti a tutto. Persino ad attraversare gli Inferi. Perché, forse, per recuperare ciò che ha veramente valore, bisogna guardare negli occhi l’abisso. O meglio, immergersi in esso. Senza indugio. I Greci lo sapevano bene. Come ci offre, però, questi spunti il nostro autore? Con toni gravi, tragici, solenni? Nient’affatto. Con la leggerezza propria della commedia. Un soffio vitale che muove il riso, ma stimola anche il pensiero.

Nella foto, in alto: Coro delle rane di KERKÍS. Foto di Roberto Bellu

Ebbene, un’eccellente interpretazione delle “Rane” di Aristofane è stata messa in scena mercoledì 6 marzo al Teatro Pime di Milano dall’Associazione KERKÍS. TEATRO ANTICO IN SCENA, con la regia di Christian Poggioni e sotto la direzione drammaturgica di Elisabetta Matelli, Professore Ordinario di Filologia classica e tardoantica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. L’Associazione KERKÍS (https://www.kerkis.net/), fondata da un gruppo di docenti, studenti ed ex studenti dell’Università Cattolica, dal 2011 promuove la messinscena di performance legate allla tradizione greca e latina, con l’obiettivo di divulgare la cultura classica soprattutto tra le ultime generazioni. Ancora una volta, l’obiettivo di ridurre la distanza tra i titani del passato e il pubblico attuale è stato raggiunto in modo egregio. Anche grazie alla complicità del cast di giovani attori, che hanno interpretato i personaggi in modo fresco e vitale, ma al contempo con assoluta professionalità e aderenza. Ad animare la scenografia, ha contribuito l’arte impeccabile di Dino Serra.

Nella foto, in alto: due giovani attori di KERKÍS in scena. Foto di Roberto Bellu

Uno spettacolo che ha tenuto l’attenzione del pubblico dall’ingresso roboante di Dioniso, dio travestito da eroe, dell’irriverente servo Xantia e del suo asino da soma, fino all’ultima battuta. In un dipanarsi di avventure, peripezie e incontri più o meno mostruosi. Ma anche di momenti di riflessione, pur mediati dalla comicità del genere. Efficacissimi anche gli interventi del coro, come da tradizione. Notevoli, poi, le parti cantate in greco, chicca dello spettacolo. Nondimeno, la traduzione ha consentito di mantenere i giochi di parole e il ritmo serrato dei dialoghi in lingua originale. Effetto non facile a rendersi, specialmente nel certame tra Eschilo ed Euripide, i due colossi della tragedia greca. Al termine dello spettacolo, applausi scroscianti. Ma anche molti interrogativi sulla società di oggi e i suoi bisogni più autentici.

Nella foto, in alto: Le “Rane” di KERKÍS in scena al PIME. Foto di Roberto Bellu

Luana Vizzini

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