L’Arctotherium Angustidens, comunemente chiamato Orso dal Muso Corto , dominava il sud America fra 1 milione e mezzo e 700 mila anni fa, nel Pleistocene, era Quaternaria. Della famiglia degli Ursidi , era di proporzioni gigantesche. Signore indiscusso delle langhe, il mammifero più grande della terra dopo l’estinzione dei dinosauri. L’orso più gigante mai esistito sul nostro pianeta, non confrontabile con nessun orso attualmente esistente. Si ipotizza che uno sviluppo di tali proporzioni, fosse dovuto all’assenza di altri predatori che potessero tenergli testa.
Misurava un’altezza di circa m. 3.5 in elevazione sulle zampe posteriori ed aveva un peso che poteva superare i 900 kg. Eretto , era veramente mastodontico: il terrore degli altri animali. Il suo nome,Orso dal Muso Corto , prendeva spunto dalla conformazione del cranio, diverso da quelli degli orsi moderni e più simile a quello di una pantera: muso largo, fronte non ben definita,muscoli facciali potenti ma, a differenza di essa, aveva una dentatura particolare, piuttosto piatta.
Probabilmente proveniente da antenati nordamericani che vivevano nelle grandi pianure del Nebraska e nel Texas, alla fine della glaciazione,migrò, a seguito dell’ apertura del Canale di Panama, verso il sud America per stabilirsi principalmente in Argentina , in ambienti ricchi di savane, pianure selvagge e erbose al di là delle quali si estendevano grandi macchie e foreste.
Con la modifica dell’ambiente e quindi con la scomparsa della fauna gigante, questo novo predatore, prende il sopravvento sugli altri. Sebbene privo di denti affilati e di artigli, era sufficiente la sola sua presenza imponente e feroce per sconvolgere quel mondo. Grazie alla conformazione delle sue zampe, lunghe e snelle (quelle anteriori uguali a quelle posteriori), terminanti con dita distese, era un predatore veloce ma soprattutto resistente che poteva raggiungere i 70 km .orari in corsa. Certamente aveva un’andatura più sciolta ed elegante rispetto agli orsi moderni il cui portamento, invece, è un po’ goffo. L’Orso dal Muso Corto aveva però un handicap non indifferente: la difficoltà ad invertire la direzione di marcia. Il suo olfatto, particolarmente sviluppato, gli permetteva di individuare la vittima anche a 10 km. di distanza.
Essendo il più temuto predatore dell’epoca, sfruttava le sue doti fisiche per catturare cavalli selvatici, zebre o bradipi giganti.
Persino la tigre coi denti di sciabola non riusciva ad avere la meglio su di lui. Era un animale saprofago perché, comunque, più che cacciare, preferiva sottrarre e mangiare le prede catturate da altri animali che lui, spesso, costringeva ad abbandonare. Diversamente, si cibava delle carcasse lasciate sul suolo dalle cui ossa succhiava avidamente il midollo, pasto per lui prelibato.
Carnivoro all’origine, l’Orso dal Muso Corto, a seguito di mutazioni climatiche e con l’avvento della caccia da parte dell’uomo, iniziava ad avere difficoltà a reperire le prede. Così da carnivoro si trasformò in onnivoro. La mutazione della macchia, la scomparsa di alcuni animali carnivori , di cui era solito cibarsi, in poche migliaia di anni, decretarono non solo la scomparsa della macrofauna ma anche quella dell’Orso dal Muso Corto. Ai nostri tempi il suo discendente più diretto è l’Orso dal Collare.
Si sono potute determinare le sue dimensioni analizzando i resti fossili affiorati durante gli scavi de La Plata . Questi reperti sono stati, nel 1935, donati allo stesso museo dove tuttora si trovano. L’esemplare di maschio adulto ritrovato ed esaminato, dimostrava di aver subito numerose ferite, probabilmente frutto di battaglie per la sopravvivenza , o per la conquista del territorio .
Michele Bianchi