Malattie Cardiache Strutturali o SHD (Structural Heart Diseases): benché poco note ai più, colpiscono il 12,5% della popolazione over 65. Si tratta di patologie cronico-degenerative. Tra queste vi sono le malattie valvolari, come la stenosi aortica e il rigurgito mitralico e tricuspidale, che comportano il deterioramento della struttura delle valvole cardiache e l’usura progressiva del muscolo cardiaco. Pertanto, per chi ne soffre è necessaria la riparazione o la sostituzione delle valvole stesse. Se non vi è un trattamento, le SHD causano la morte del 90% dei casi a distanza di 5 anni dalla loro diagnosi.
Oltre a essere molto pericolose, queste patologie sono anche particolarmente insidiose. Infatti, sfuggono facilmente alle diagnosi e presentano dei sintomi piuttosto aspecifici e generici, comuni ad altre condizioni o quadri clinici: affanno, affaticamento, difficoltà a salire le scale. Inoltre, 1/3 dei casi è asintomatico.
Stando alle più recenti stime ISTAT, le SHD hanno avuto una crescita allarmante, enfatizzata dagli effetti post-pandemia, soprattutto sulla popolazione meno giovane: in Italia colpiscono il 12,5% degli over 65, con una previsione di crescita nella fascia anziana, che raggiungerà la soglia del 25% nel 2030, fino ad arrivare al 33% nel 2040.
Come afferma Alessandro Boccanelli, Presidente della Società Italiana di Cardiologia Geriatrica (SICGe): “Nei Paesi occidentali, in particolare, il deciso incremento dell’aspettativa di vita non si è tradotto in un allungamento del tempo da trascorrere in buona salute: ciò a causa della sostanziale mancanza di prevenzione di tutte quelle malattie croniche che condizionano la qualità di vita degli anziani, come appunto le Malattie Cardiache Strutturali”. Fondamentale è la prevenzione: “Quel che occorre è un trattamento tempestivo della malattia che consenta ai pazienti di continuare a essere attivi nella società”.
Queste malattie sono così incisive nella vita della popolazione, che è stata sviluppata una nuova coalizione a livello europeo, la SHD Coalition, per promuovere la prevenzione, la diagnosi precoce e un trattamento adeguato. È composta da esperti, società scientifiche, scienziati, politici e pazienti ed è stata lanciata a livello europeo nell’aprile del 2021.
Secondo quanto affermano Emanuela Folco, Presidente della Fondazione Italiana per il Cuore-FIPC, e Paolo Magni, Coordinatore del Comitato Scientifico, entrambi membri dello Steering Committee della SHD Coalition: “E’ prioritario intervenire urgentemente per tracciare un percorso concreto, con la consapevolezza dettata dai dati condivisi dell’impatto delle Malattie Cardiache Strutturali nella realtà italiana”.
Negli ultimi dieci anni, infatti, il numero di interventi sulle valvole cardiache è cresciuto del 40%. Ogni anno circa 34.000 pazienti vengono sottoposti a un intervento per una SHD, con una spesa che oltrepassa gli 800 milioni di euro. I progressi della medicina e della tecnologia consentono ora una riduzione di quasi la metà del rischio e della mortalità associata a questi interventi.
Tuttavia, si tratta di patologie che incidono significativamente sulla qualità della vita e possono essere invalidanti. Dal 2015 al 2019 è aumentato del 25% il numero di richieste di invalidità per diagnosi di patologia valvolare e il 30% dei richiedenti ha meno di 65 anni. Ha visto una crescita del 20% anche il numero di invalidi con indennità di accompagnamento per queste patologie. In questo caso, il 97% dei destinatari ha più di 65 anni. Come evidenzia Francesco Saverio Mennini, Direttore del CEIS – Centre for Economic and International Studies, Facoltà di Economia, Università degli Studi Tor Vergata: “E’ evidente che i pazienti over 65 vanno posti al centro di politiche sanitarie specifiche per le malattie cardiache strutturali”.
Peter Paul Huayta Robles