C’e un mondo sommerso di emozioni che si cela dietro lo sguardo di colui che si approccia alla medicina estetica. Ci sono paure, speranze, incertezze e determinazioni. Ci sono impercettibili desideri di rinascita. Tanti i bisogni da soddisfare, in primis quello di sentirsi autentici e liberi. Liberi da costumi subiti e da altrettanti impercettibili pregiudizi sociali che innalzano maschere di mera mediocrità. Tanto è il desiderio di libertà. Quella libertà che trova la sua essenza nel sentirsi in pace con il mondo. Con quel mondo che è “ casa “ e che ha il diritto di essere vissuto. Chiunque ha il dovere di camminare sicuro attraversando le pagine della propria storia , della propria vita. Una vita che nessuno ci può negare di respirarla a pieno, consapevoli che lei è per prima un dono e che merita di vederci felici e sereni. Sicuri dello spazio e del tempo che ci modellano addosso quel vestito unico ed irripetibile che chiamiamo “esperienze”. Le nostre. Lo sa bene la dottoressa Nadia Tamburlin, specialista in medicina estetica che presso il proprio studio in Corso Buenos Aires a Milano, riceve tanta gente ogni giorno. Ne ascolta di storie lei. Accoglie e instrada le esigenze di tutti coloro che la interpellano per un consulto, abbracciando, a modo suo, uno ad uno.
D: Dottoressa Tamburlin, come può essere tracciato, ammesso e non concesso ci sia, il profilo di un paziente tipo che si approccia al suo studio per un consulto in medicina estetica?
R: Come prima cosa mi chiami Nadia. Ritengo sia un enorme privilegio sentirsi chiamare per nome e non toglie nulla al rispetto che vige tra due persone. Premesso ciò, ritengo che non possa esserci un profilo definibile e schematizzabile per circoscrivere e descrivere il paziente tipo che si approccia per un consulto in campo estetico. Ogni persona è un essere unico ed irripetibile. Ognuno di noi ha la propria storia e il proprio vissuto. Già il fatto che tra i miei pazienti ci siano uomini e donne di per se rende impossibile schedare un profilo. Le posso comunque dire che c’è una linea sottile d’unione tra tutti i miei pazienti. La naturale e sana ambizione di stare bene con se stessi. Piacersi. Piacere. Ritrovare e ottenere ancora quella voglia di camminare a testa alta. Non sempre è sinonimo di insicurezza desiderare di essere belli e stare bene. Il piacersi non è legato all’insicurezza. La medicina ha fatto passi da gigante in questi anni. Oggi l’età anagrafica è aumentata. Quella che viene chiamata “ la quarta età “ viene stabilita a 75 anni. Al giorno d’oggi, se uno si cura, fa attività fisica e si tiene in forma, può tranquillamente essere giovane e giovanile. Una volta la nonna era anziana già a cinquant’anni, mentre oggi una sessantenne può fare invidia ad una donna di trenta. Di questo sono certa.
D: Sono più gli uomini o le donne che la cercano?
R : La medicina estetica è persona, non ha sesso. Uomini ce ne sono tantissimi e si rivelano molto fieri di aver scelto questo percorso, alla fine, guardandosi allo specchio o mentre si godono una bella serata tra amici. Naturalmente , ciò che cambia tra i due sessi , è la domanda. L’uomo cerca la medicina estetica per lisciare la fronte, per esempio. La cerca per una epilazione definitiva o per sciogliere la cosi detta “ gobba di bisonte “ come per eliminare il doppio mento. Molti uomini , nonostante frequentano la palestra e praticano attività fisica, non riescono a modellare l’addome. Un trattamento non chirurgico di Lipo Cavitazione della pancia, è perfetto. Molti ragazzi giungono anche accompagnati dai genitori. Pensi solamente al disagio che può creare l’acne.
D: Quindi sarebbe corretto dire che non è necessariamente il dolore il motore che spinge all’approccio
R: Esatto. Non necessariamente c’è dolore dietro la scelta di ricevere trattamenti medico estetici. Io per prima ho stretto amicizia con il dolore. L’ho vissuto, sperimentato, provato sulla mia pelle e , soprattutto, ho condiviso tutto ciò che mia ha lasciato. E’ un ottimo maestro di vita il dolore. Fin da piccolina sentivo il bisogno di aiutare, sollevare, accompagnare le persone alla gestione della sofferenza sia fisica ma soprattutto quella psichica.
D: Mi verrebbe da chiederle se il rapporto con il dolore abbia inciso indirettamente sulla scelta di diventare medico.
R : Fin da piccola sono sempre stata avvolta da un bisogno di aiutare gli altri. Ho sempre desiderato fare il medico. Non è stato facile per me intraprendere questo percorso. La mia famiglia per prima non mi sosteneva. Mamma mi vedeva avvocato. “ Sei una donna” mi diceva “ Medicina è troppo lunga, quando farai figli ?” Eppure , nel mio cuore, sentivo che quella strada era la mia e più passava il tempo più sentivo che ero chiamata ad esserci. Ero chiamata a mettermi a servizio degli altri. Volevo darmi agli altri a tutto tondo. Volevo entrarci dentro la sofferenza, capirne le origini. Aiutare il paziente a fidarsi di me. Io mettevo la conoscenza, lui la volontà di guarire. E’ un concetto olistico ma è il mio. Questa è Nadia. Pensi che all’inizio volevo fare psichiatria ma poi ho scelto psicoterapia. Le parole sono torrenti in piena che sfociano nel mare della serenità se non ci mettiamo barriere noi per primi. Con il tempo ho capito che dovevo rimanere in un atteggiamento con il paziente di ferma accoglienza. Ero chiamata ad essere “ferma” ma “aperta” verso il paziente. I primi anni di carriera medica pensavo di avere la verità. Con il tempo ho capito che la vera verità era la condivisione tra il medico e il paziente. Fare il lavoro a metà. Io ci metto i mezzi, Il paziente la forza e la voglia di guarire. Con il tempo ho capito che ero chiamata ad entrare nel profondo per capire la causa della malattia, della sofferenza, del dolore. C’è un’enorme differenza tra cura e rimedio . To care not to cure. Il prendersi cura del paziente non è curare il paziente.
D: Cosa intende per olistico?
R: Intendo andare oltre e vedere il paziente sotto tutti i punti di vista. Io per prima ho attuato uno stile olistico nella mia vita. Come donna, come medico, come moglie, madre. Come figlia. Negli anni ho investito in un ventaglio di possibilità. Dopo la laurea ho studiato omeopatia in Francia. Ho studiato agopuntura, omotossicologia e discipline integrate. Aree di medicina che vengono denominate non convenzionali. Ho studiato nutrizione e tutto questo parallelamente alla MEDICINA ESTETICA, il mio grande amore oltre quella naturale. Sono sempre stata sensibile al disagio dell’obesità tanto da creare un’associazione di medicina integrata contro l’obesità.
D: Ma come si conciliano le medicine non convenzionali con la medicina estetica?
R: Le garantisco che nessuna esclude l’altra. Per esempio, coloro che vogliono fare una dieta accompagnano ad un regime alimentare adeguato un percorso di medicina estetica con terapia di drenaggio come pure con terapia lipoclasica o infiltrazioni lipolitiche. Il tutto non per cambiare ma per migliorare.
R: se non erro intende che la medicina estetica non trasforma ?
D: La chirurgia estetica trasforma. La medicina estetica migliora. Noi Medici estetici non pratichiamo terapie di lifting come un chirurgo plastico. Noi usiamo elementi con molecole riempitive come il filler o acido ialuronico , o spiananti come la tossina botulinica.
R: Quindi l’unico rischio che un paziente può incontrare, è un medico ciarlatano.
D: Anche no direi se non ci soffermiamo a conoscenze edulcorate da blog o siti internet. Ogni città dispone di una lista di medici estetici. Milano è stata la prima città a stilare questo tipo di elenco. Bisogna verificare bene ma sono certa che un bravo medico non speculerà mai sulle ambizioni del paziente e non proporrà soluzioni inutili e non inerente al bisogno del paziente. Ci vuole molta etica e senso democratico per vivere a 360 gradi la professione di medico estetico. ( … e molta umiltà aggiungo io. Da una personale ricerca ho visto che la dottoressa Tamburlin ha omesso di dire che si trova al primo posto della lista dei medici estetici stilata dal capoluogo lombardo. Oltre ad omettere che è in prima linea in campi benefici quali associazioni onlus come il Lyons club dell’arco della pace della sua Milano. Non è mai un caso se dietro a tanto successo si cela un cuore semplice e aperto alla vita. Un cuore puro di cui ci si può fidare.
Thomas Tolin