Speciale by
Cornelia I. Toelgyes
Il presidente del Mali, Ibrahim Boubacar Keita, e il primo ministro, Boubou Cissé, sono stati arrestati dai militari maliani. La notizia è stata battuta poco fa da Serge Daniel il corrispondente di Radio France International.
Secondo alcuni testimoni, verso le 08.00 di stamattina ora locali, si sono sentiti spari provenienti dalla base militare delle forze armate maliane Soundiata Keïta a Kati, una manciata di chilometri dalla capitale. Nel campo è dislocata una delle più importanti guarnigioni della nazione.
I militari hanno chiuso tutte le vie di accesso della cittadina e le due strade che portano a Bamako. Già poco prima i mezzogiorno diverse rappresentanze diplomatiche avevano consigliato di non lasciare le proprie abitazioni.
Anche nel momento in cui andiamo in rete la situazione alla base militare è ancora piuttosto confusa. Sembra comunque che a capo della rivolta ci sia un gruppo di ufficiali che, per questioni di sicurezza, avrebbero arrestato alcuni alti gradi militari.
Altri testimoni hanno riferito che questa mattina si sono sentiti colpi di fucile anche nel campo della guardia nazionale al centro di Bamako e una gran via vai di vetture. Il ministero della Difesa non ha voluto rilasciare dichiarazioni per ora, ha solamente smentito che è in atto una rivolta dei militari.
Corrispondenti stranieri e reporter locali hanno fatto sapere che questa mattina gli uffici della Radio-TV di Stato (ORTM) sono stati evacuati per mettere in sicurezza il personale. E in tarda mattinata un folto gruppo di giovani si è radunato in Place de l’Indépendance, epicentro delle contestazioni dal 5 giugno scorso.
Alcuni media locali hanno anche parlato di arresti eccellenti, come il ministro degli Esteri, Tiébilé Dramé, quello dell’Economia, Abdoulaye Daffé, e il presidente dell’Assemblea nazionale, Moussa Timbiné. Mentre il presidente Ibrahima Boubacar Keita si sarebbe rifugiato nel campo di MINUSMA (la missione dell’ONU in Mali), ma finora nessuna di queste notizie è stata confermata ufficialmente.
Nel pomeriggio la CEDEAO (Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale), che da settimane tenta una mediazione tra il governo e il Movimento 5 Giugno (raggruppa membri della società civile e partiti dell’opposizione e religiosi, in particolare il Coordinamento CMAS, guidato dall’imam Mahmoud Dicko n.d.r.), ha rilasciato un comunicato nel quale esprime con fermezza la sua opposizione a qualsiasi cambiamento politico anti-costituzionale. Un messaggio analogo è stato battuto su twitter dal rappresenta degli Stati Uniti nel Sahel, Peter Pham: “Gli USA si oppongono a un cambiamento politico anti-costituzionale nel Mali, sia che esso venga effettuato dai manifestanti, sia dai militari”.
Poche ore fa anche il portavoce del Movimento 5 Giugno, Issa Kaou Djim, ha fatto sapere che spera che presto la situazione si chiarisca e che possa risolversi in modo legale. “Siamo tutti maliani e vogliamo una soluzione democratica”, ha aggiunto.
Leader dell’insurrezione dei militari sembra essere il colonello Malick Diaw, capo di Stato maggiore della 3a regione militare di Kati.
Lo Stato maggiore delle forze armate maliane è ora in mano alla guardia nazionale sotto il commando del colonello Sadio Camara, ex direttore della scuola militare di Kati, che tempo fa ha frequentato un corso di addestramento in Russia.
Moussa Faki Mahamat, presidente della commissione dell’Unione Africana ha condannato severamente l’arresto del presidente maliano Keita, del primo ministro e di altri membri del governo e ha chiesto la loro liberazione immediata.
Dal canto suo il presidente francese Emmanul Macron la avuto colloqui telefonici con i suoi omologhi del Niger (Mahamadou Issoufou), Costa d’Avorio (Alassane Ouattara) e Senegal (Macky Sall); ha espresso il suo pieno appoggio alla mediazione in corso da parte degli Stati dell’Africa Occidentale.
Occorre ricordare che recentemente è stata lanciata la task force Takuba che in lingua tuareg significa “spada”.
Al raggruppamento di forze speciali europee fortemente voluto dalla Francia, dovrebbe partecipare anche l’Italia con mezzi militari e 200 uomini.
La gente è confusa, molti sono preoccupati, altri hanno paura. Ricordano il colpo di Stato del 2012, iniziato proprio nel campo di Kati, che dovrebbe proteggere la capitale Bamako. Allora i soldati avevano impugnato le armi perchè non c’erano munizioni a disposizione per combattere il nemico. In quel periodo oltre la metà del nord del Mali era sotto il controllo dei gruppi jihadisti.
Dopo la rivolta alla base nel 2012, i militari sono scesi nella capitale, hanno occupato gli uffici della Radio e TV di Stato e qualche ora dopo hanno annunciato il golpe, spodestando l’allora presidente Amadou Toumani Touré. L’uomo forte dell’epoca era il capitano Haya Sanogo.
Notizia in aggiornamento
Cornelia I. Toelgyes
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