Ognuno di noi ha la propria zona di confort. E’ uno spazio dove ci sentiamo sicuri. Tranquilli. Rassicurati. A proprio agio. La zona di confort è uno spazio riconducibile alla persona. Non necessariamente è un luogo fisico. Per lo più è una condizione mentale. Che sia confortevole non implica sia sicura. Spesso ci troviamo radicati in situazioni facili dal quale non vogliamo uscire solo per la paura di farlo. E’ antropologico provare paura per il nuovo. Per tutto ciò che non conosciamo. Per il diverso. L’uomo tende per natura a fare casa. Ad annidiarsi in luoghi o situazioni che lo fanno sentire sospeso. Aggrappato ad un filo dove non si può cadere e farsi male. Tralasciando , a volte, il fatto che cadere potrebbe aprire ad altri scenari più convenevoli. Più appaganti e gratificanti per lui. Molte persone preferiscono vivere in situazioni stalle e ferme per paura di cambiare. Ci sono vari aspetti che tendono a chiuderci. Che tendono a cucirci addosso un vestito che con il tempo ci stà stretto e non ci rende felici a pieno. Attaccamento alle abitudini. Le abitudini ci danno sicurezza. Danno ordine al nostro quotidiano. Ognuno di noi sa riconoscere se una situazione ci fa del male. L’insoddisfazione percepita è la risposta alla negatività che ci circonda. Ci sono vari esempi in tal senso . Un amore malato. Un rapporto di lavoro non appagante. Vari vizi tra cui il fumo. Ognuno ha consapevolezza di ciò che gli sta stretto e lo danneggia. La difficoltà è uscire dalla zona di confort che altro non è che routine. Una routine che ha sedimentato in noi una dipendenza emotiva. Mancanza di auto-conoscenza. Avere la consapevolezza di non stare bene, non significa averne colto il motivo. Lo stare per troppo tempo fermi, ci porta a perdere di vista l’obiettivo che ci ha spinto in quella situazione. Ascoltare le nostre emozioni è importante per partire. Andare alle origini di esse è vitale. Ognuno di noi dovrebbe allenare il proprio IO a venire a galla. Ognuno di noi dovrebbe ascolarsi di più. La mancanza di autostima. Rimanere fermi con il tempo porta a perdersi. Chi si perde non si riconosce. Perde di vista il proprio valore . Il prorio potenziale. La propria unicità. Chi rimane fermo nella propria zona di confort si abitua a non reagire alle provocazioni esterne. A forza di non reagire si inzia a subirle. A forza di subirle, il nostro inconscio ci porta a ritenerle corrette. Giuste. Legittime. Subiamo in sintesi situazioni che valutiamo corrette e che ci meritiamo. La disistima della nostra persona è inevitabile. La disistima è come una tigre ad una porta. Una porta che non potremmo aprire per il timore di essere sbranati . A forza di subire perdiamo di vista che oltre la porta c’è un mondo che ci aspetta. La tigre prende il sopravvento. E con essa la paura. Le soluzioni ? Prendere consapevolezza che il contesto cambia. Muta. Che tutto diviene. La persona stessa cambia. Cambia crescendo. Cambia con le esperienze. Cambia con gli incontri che nel quotidiano facciamo lungo il nostro percorso. Lungo la vita stessa. Bisogna sempre dare a se stessi un opportunità di analisi. Un momento di riflessione. Del tempo. Il tempo è un alleato se viene fatto amico. E’ doveroso prendersi del tempo per riflettere in solitudine sul proprio stato d’animo. Analizzare a pieno ciò che stiamo provando. Tornare con la mente al punto di partenza. Ai nostri bisogni. Ai nostri sogni. Al nostro sentire più profondo. Ai nostri desideri. Prendere consapevolezza del nostro potenziale. Del fatto che siamo esseri unici ed irripetibili e che non è vero che non siamo abbastanza. Siamo molto di più di quello che vogliono farci cerdere che siamo. Bisogna rispolverare il nostro valore aggiunto. Quello che sappiamo fare. Che vogliamo dare. Che vogliamo esprima il nostro IO. La nostra storia. Quella fatta di noi. Bisogna volersi bene. Rispettarsi per farci rispettare. Donarci per poter ricevere. Bisogna imparare a dire di NO. Bisogna imparare a dirsi dei SI. A coccolarci. A farci dei regali come può essere una passeggiata. Un ora tutta per noi. Un viaggio. Bisogna innamorarsi nuovamente di noi stessi. Ripartire da noi. Chiedersi in fondo cosa vogliamo, partendo da quello che di bello abbiamo già. Non dalle mancanze. Le mancanze sono le prime tigri alla porta. Dobbiamo superarle per prenderci il bello che fuori ci aspetta. Bisogna volere essere felici. La felicità che non sarà mai riconducibile ad una persona. Ad un lavoro. Ad una situazione specifica. La felicità non sarà mai una meta. La felicità è uno stile di vita. Una strada. Una via. Una predisposizione dell’anima. la felicità è la porta sempre aperta o sempre chiusa. La consapevolezza di possederne le chiavi ci rende liberi. Siamo noi che dobbiamo decidere chi varca la porta e chi rimane fuori in attesa dei nostri tempi. Avere il coraggio di lasciare il vecchio per il nuovo è felicità. E’ volersi bene. Amarsi è doveroso per esprimere in pieno la persona che vogliamo essere per noi stessi. Per gli altri. Per il mondo, tutto.
Thomas Tolin