Un manoscritto medievale inedito che cela una sorpresa inaspettata. Un frate milanese, che ne è l’autore. Un gruppo di studiosi di Filologia dell’Università Statale di Milano. Questi i protagonisti di una vicenda che ha dell’incredibile e che porta a retrodatare le conoscenze europee sull’America di ben 150 anni.
Facciamo un passo indietro. Un progetto didattico dell’Università Statale di Milano, coordinato da Paolo Chiesa, affida a un gruppo di studenti l’edizione della Cronica Universalis, scritta dal frate domenicano Galvano Fiamma intorno al 1340. Un’opera storiografica di grande respiro e ancora inedita.
Nel corso della trascrizione, gli studenti notano un passaggio sconcertante, che in italiano è tradotto così: “I marinai che percorrono i mari della Danimarca e della Norvegia dicono che oltre la Norvegia, verso settentrione, si trova l’Islanda. Più oltre c’è un’isola detta Grolandia. E ancora oltre, verso occidente, c’è una terra chiamata Marckalada. Gli abitanti del posto sono dei giganti: lì si trovano edifici di pietre così grosse che nessun uomo sarebbe in grado di metterle in posa, se non grandissimi giganti. Lì crescono alberi verdi e vivono moltissimi animali e uccelli. Però non c’è mai stato nessun marinaio che sia riuscito a sapere con certezza notizie su questa terra e sulle sue caratteristiche“.
A cosa si riferisce frate Galvano quando cita la Terra chiamata Marckalada, a occidente della Groenlandia? Si tratta della latinizzazione di Markland, un toponimo presente nelle saghe dei Vichinghi, abitanti delle citate Danimarca, Norvegia, Islanda e Groenlandia. In saghe norrene come Erik il Rosso o la Saga dei Groenlandesi, Markland indicava presumibilmente la costa orientale della penisola del Labrador, in Canada. Quindi, in quello che oggi chiamiamo il Nord America.
Questo indica, dunque, che la notizia dell’esistenza dell’America giunse fino all’Europa anche al di là della Scandinavia ben prima delle esplorazioni di Colombo.
Ma come ha potuto il frate domenicano avere accesso a questa notizia? Il gruppo di studio ha condotto una ricerca capillare sulle fonti testuali, ma sul passaggio che parla di Markaland non è stato reperito alcun riferimento. Ciò significa che la notizia deve essere giunta a frate Galvano per via orale. Quei “marinai che percorrono i mari della Danimarca e della Norvegia”, infatti, potrebbero essere marinai di Genova, città con cui il frate milanese aveva contatti. Forse i navigatori della Repubblica Marinara sapevano qualcosa di più e forse queste notizie giunsero, un secolo più tardi, anche alle orecchie di Cristoforo Colombo, tanto interessato alle spedizioni oltreoceaniche. Questo non possiamo saperlo. Magari nuove ricerche potranno riservare in futuro altre sorprese sconcertanti. Intanto, i risultati dello studio sono pubblicati sulla rivista “Terrae incognitae”. con il titolo di “The first mention of America in the Mediterranean area (c. 1340)”.
Luana Vizzini