Viet Vo Dao significa, la via dell’Arte Marziale Vietnamita. Fondatore di questa disciplina è il maestro Nguyen Loc, nato nel 1912 in Vietnam e morto nel 1960. È definito come l’insieme delle arti marziali e dei metodi di cultura del corpo di origine vietnamita, praticati con un fine educativo, tanto fisico che morale. È considerata la più completa delle arti marziali orientali. Da un punto di vista filosofico egli voleva utilizzare le dottrine sull’addestramento del corpo e dello spirito per costituire un ideale per i giovani: non ritenersi mai vinti davanti alla povertà del proprio sapere, alla debolezza dell’anima e del corpo e tentare di raggiungere uno stile di vita più nobile. Trasmise la sua disciplina al maestro Le Sang, nel 1957. Il Paese in questo periodo stava vivendo il disagio della guerra, e seguendo la politica, che l’arte marziale non fa politica ma serve per aiutare l’uomo si misero al servizio della popolazione più disagiata, dando assistenza. L’arte marziale vietnamita è una disciplina completa, stile di combattimento efficace per qualsiasi fisico, indipendentemente dal sesso, o dall’età. Comprende ginnastica a corpo libero, tecniche a mani nude e con armi, forme tradizionali (Quyen), attacchi e contrattacchi, metodi di respirazione e meditazione. Sotto il profilo della difesa personale il Viet Vo Dao, a differenza di altri stili, ha sviluppato sin dalle sue origini, tecniche di autodifesa. Prevede lo studio realistico di combinazioni di facile comprensione, per una corretta difesa reale. La sicurezza psicologica e il sapersi gestire in situazioni di pericolo sono elementi fondamentali che vengono insegnati. Ha anche un aspetto agonistico il vovinam. Esistono campionati a livello regionale e internazionale. In Europa l’appellativo “Viet Vo Dao” comparve nei primi anni 70, come “nome-contenitore”. La Federazione Viet Vo Dao Italia si è costituita a Roma nel 1980 ed è tuttora l’unica Associazione Sportiva in Italia a poter utilizzare legalmente il nome “Viet Vo Dao” e il distintivo della Federazione Internazionale.
Stefania Monciardini