Lo sappiamo tutti: quando sei sotto stress, in una situazione di grave pericolo in cui la tua incolumità fisica è a rischio, la nostra mente va in tilt. L’adrenalina raggiunge livelli tali da causare tachicardia, respiro affannoso, visione a tunnel. Insomma, non sei più tu. Non riesci a ragionare freddamente su cosa fare e come reagire; sei in preda al panico, schiavo della paura. In quel momento, l’unica cosa che ti salva è l’istinto. E l’unica difesa personale davvero efficace è quella istintiva.
La difesa personale basata sull’istinto è anche l’unica che riesce davvero a sfruttare gli aspetti positivi della scarica di adrenalina, a cominciare dall’aumento immediato dell’energia. Quell’energia che ti aiuta a fuggire (soluzione intelligente e onorevole, quando possibile), oppure a reagire con maggior vigore e aggressività.
L’autodifesa istintiva non insegna tecniche complesse, che hanno bisogno di essere memorizzate; aiuta, invece, a risvegliare l’istinto di sopravvivenza, insito in ciascuno di noi.
Nella foto, in basso: il professor Mario Furlan. Fondatore dei City Angels e ideatore del Wilding
E’ quello che ci sveglia quando, di notte, sentiamo un rumore sospetto; che ci fa coprire il viso e la testa con le mani quando ci viene scagliato contro un oggetto; e che ci porta a cadere con le mani in avanti, per non farci male.
Michelangelo sosteneva che, come scultore, il suo compito fosse di osservare il blocco di marmo e togliere il superfluo. Lo stesso vale per la difesa personale istintiva. Il Wilding non insegna nuove tecniche, quindi non aggiunge; aiuta invece a liberarci dalla coltre di ragionamento razionale che è utilissima quando si tratta di ragionare freddamente su un tema, ma che in caso di vita o di morte, quando tutto va deciso in pochi secondi, può diventare fatale.
Radouane Chegdal